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Sequestrarono e uccisero la 18enne Cristina Mazzotti, uno degli imputati in aula: “Non sapevo cosa andavo a fare”

Si è svolta oggi una nuova udienza del caso Cristina Mazzotti, la 18enne che nel 1975 fu sequestrata e uccisa dalla ‘ndrangheta in provincia di Como. Uno degli imputati, Demetrio Latella, ha rilasciato spontanee dichiarazioni in aula.
A cura di Alice De Luca
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Si è svolta oggi davanti alla Corte di Assise di Como una nuova udienza del processo per il sequestro e la morte di Cristina Mazzotti, rapita a 18 anni a Eupilio, nella Brianza Comasca, la sera del 30 giugno del 1975 e ritrovata morta il primo settembre successivo in una discarica di Galliate, in provincia di Novara. La ragazza era stata rapita dalla ‘ndrangheta con l'obiettivo di ottenere dalla famiglia un riscatto. Per questo caso, nel corso degli anni, sono state condannate già 13 persone, tra le quali però mancavano i mandanti e gli esecutori materiali.

Un anno fa, il 25 settembre 2024, è stato aperto un nuovo fascicolo di indagine con quattro indagati: Giuseppe Morabito, boss residente nel varesotto (morto nel dicembre 2024) Giuseppe Calabrò, 74enne reggino di San Luca residente a Bovalino, Antonio Talia, 73enne di Africo, e il 71enne Demetrio Latella, originario di Reggio Calabria ma residente nel Novarese. Per i tre imputati la Procura ha chiesto la condanna all'ergastolo. 

Latella aveva confessato di aver preso parte al sequestro dopo che la sua impronta digitale fu trovata sulla carrozzeria della Mini su cui Mazzotti viaggiava la sera del rapimento. Oggi il 71enne ha voluto rilasciare spontanee dichiarazioni, rifiutando però di sottoporsi a ulteriori esami e abbandonando l'aula subito dopo.

"Non sapevo cosa stavo andando a fare – ha detto in relazione alla sera del rapimento – Sono stato ingannato, sia io che il Talia. Vincenzo Ferraro ci ha chiesto una cortesia, ci siamo trovati in un bosco con dei personaggi. Dopo tutto questo la mia vita è cambiata: ho cercato spiegazioni a delle persone che invece che darmi delle spiegazioni quando è successa la disgrazia mi prendevano in giro e cercavano di usarmi. A quel punto sono indietreggiato e quello che è successo dopo è storia. O ti fai ammazzare o li ammazzi… Io cerco la seconda...".

"Ho espiato una pena di 33 anni – ha continuato – ho fatto 22 anni di carcere, quando gli altri a 10 anni e 6 mesi con l'ergastolo andavano in permesso a me dopo 22 anni mi hanno scarcerato perché ho un cancro. Non ho mai avuto problemi, ho rispettato tutte le normative: per uscirne fuori ho impiegato 5 anni, ogni mese ero in sala operatoria. Quello che è venuto dopo mi assumo tutte le responsabilità, ma su questo siamo stati ingannati". Il prossimo appuntamento in aula l'8 ottobre con la prosecuzione delle arringhe delle difese.

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