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Sei anni all’ex fidanzato della Benusiglio, la famiglia: “Oggi è stata ridata dignità a Carlotta”

La famiglia di Carlotta Benusiglio parla appena dopo aver sentito la sentenza di condanna a sei mesi per l’ex fidanzato: “Sei anni non sono tanti ma quello che volevamo era ridare dignità a mia sorella e oggi è stato così”.
A cura di Giorgia Venturini
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"Sei anni non sono tanti ma quello che volevamo era ridare dignità a mia sorella e oggi è stato così. Per cui non posso far altro che essere felice. Credevo nella giustizia e non mi sono sbagliata". Giorgia Benusiglio parla appena dopo aver sentito la sentenza nei confronti di Marco Venturi, l'ex fidanzato della sorella Carlotta trovata morta impiccata a un albero di piazza Napoli a Milano. Oggi il giudice per l'udienza preliminare ha emesso la sentenza di primo grado: l'ex fidanzato dovrà scontare una condanna di sei anni per "morte in conseguenza di altro reato" e per lesioni e stalking. L'imputato non era in aula al momento della sentenza ma la madre e la sorella di Carlotta sì. "Sei anni sono pochi, ma non mi interessa. L'importante è che hanno stabilito che era lui, che era quello che sapevamo. Poi non mi interessa se fa un anno, due, tre o venti. Non sono cattiva dentro", tiene a precisare Giovanna Palazzi, la madre di Carlotta appena uscita dal settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano.

La morte sei anni fa

Carlotta è stata trovata impiccata a un albero di piazza Napoli a Milano la notte del 31 maggio del 2016. Quella sera era uscita con Venturi: i due erano insieme ma per tutti questi anni non era mai stato chiaro se fosse stato un suicidio o un omicidio. Nel 2017 i pubblici ministeri archiviarono le indagini sostenendo la prima tesi ma poi il fascicolo venne riaperto con il pubblico ministero Gianfranco Gallo prima e Francesca Crupi dopo. L'accusa durante tutto il processo con rito abbreviato iniziato lo scorso novembre aveva chiesto una condanna a 30 anni. Per l'accusa l'omicidio sarebbe stato l'ultimo capitolo di una serie di atti persecutori iniziati nel settembre del 2014 e finiti in tragedia del maggio 2016: "Venturi – secondo quanto Fanpage.it ha potuto leggere dalle carte – molestava la ex con telefonate e messaggi telefonici anche in orari notturni. Si recava ripetutamente sotto l'abitazione della stessa appostandosi per incontrarla e spiarne gli spostamenti, anche di notte; l'aggrediva sia verbalmente che fisicamente e la minacciava".

L'ipotesi del ricorso in Appello

Toccherà ora alla difesa capire se fare ricorso in Appello. Intanto resta da capire se per Venturi si aprono le porte del carcere. I giudici del Tribunale del Riesame prima e della Cassazione poi durante hanno sempre sostenuto che gli elementi di indagine a disposizione facevano più pensare al suicidio che all'omicidio: per questo Venturi è sempre stato un uomo libero. Durante tutto il processo si è cercato di capire un suo eventuale coinvolgimento nella morte di Carlotta. Nelle ultime udienze sono state analizzate le telecamere di sorveglianza che hanno ripreso piazza Napoli della notte e quell'ombra che si vede vicino al luogo dove è morta Carlotta: i legali della famiglia di Carlotta hanno sempre sostenuto che quell'ombra poteva appartenere a una persona e hanno chiesto di accertarsi se fosse proprio Venturi. La difesa invece ha sempre ribadito che si trattata di un artefatto, ovvero un semplice gioco di luci e ombre dovuto alla deformazione dell'immagine. Dopo due mesi di analisi e confronti il perito, l'ingegnere Massimo Giuliani, ha confermato la seconda versione. Oggi invece è stato il giorno della condanna: Venturi è stato giudicato colpevole per "morte in conseguenza di altro reato" e per lesioni e stalking.

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