“Sei abituato a parlare con gli handicappati”: bufera sulle parole del sindaco di Romano di Lombardia in aula

Lo chiamano da tempo "Gafferelli". Ma la frase pronunciata dal sindaco di Romano di Lombardia (Bergamo) Gianfranco Gafforelli nell'ultimo consiglio comunale è qualcosa di più di una semplice gaffe.
"Sei abituato a parlare con gli handicappati", ha detto infatti il primo cittadino lo scorso 29 aprile rivolgendosi in aula al suo predecessore dem Sebastian Nicoli, che oltre a essere consigliere di minoranza è anche educatore in una cooperativa che si occupa di persone con disabilità.
Parole che hanno scatenato una vera e propria bufera sul paese di 20mila abitanti della pianura bergamasca, già recentemente finita sotto i riflettori per il divieto (sempre da parte dell'amministrazione comunale) di cantare "Bella Ciao" durante la Festa della Liberazione. Divieto promulgato come da indicazioni governative "in rispetto del lutto nazionale per la morte di Papa Francesco" e puntualmente disatteso da gran parte dei partecipanti del tradizionale corteo del 25 aprile, che hanno comunque intonato a gran voce e battiti di mani il canto partigiano.
Lo scorso 29 aprile, invece, il consigliere Nicoli si era accorto della mancanza del documento che certifica l’uso dei fondi governativi per l’incremento dei servizi sociali, e aveva preso la parola in aula per sottolinearne l'importanza. È in quel momento che Gafforelli, dopo aver provato a interromperlo più volte, ha quindi pronunciato la frase incriminata.
“In un momento di concitazione mi sono lasciato sfuggire parole che riconosco come profondamente sbagliate e offensive", si è scusato poi pubblicamente il primo cittadino eletto con Forza Italia, il cui intervento non è stato nemmeno redarguito dal presidente del consiglio comunale della Lega Paolo Pratelli. "Desidero porgere le mie scuse più sincere, senza alcuna riserva, ai consiglieri coinvolti e a tutte le persone che si sono sentite colpite o ferite da quanto accaduto", è stato il suo dietrofront in una nota. "Voglio ribadire con forza il mio profondo rispetto per le persone con disabilità e per le loro famiglie, a cui rivolgo le mie scuse più sentite. Quelle parole infelici non rappresentano in alcun modo il mio pensiero né i miei valori”.