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Scarpe&scarpe annuncia 120 licenziamenti, sindacati: “Preoccupati, per ora no chiusure in Lombardia”

La catena di negozi di calzature Scarpe&scarpe, che in tutta Italia conta oltre 140 punti vendita e 2000 collaboratori, ha annunciato la chiusura di 16 negozi e 120 licenziamenti, al momento bloccati per via dell’emergenza Covid. Cresce l’ansia per i lavoratori in Lombardia, dove il gruppo ha 38 negozi: “Al momento non abbiamo notizia di chiusure – spiega la Filcams Cgil a Fanpage.it – ma la situazione di crisi c’è e seguiamo con preoccupazione, anche perché l’azienda non ha ancora comunicato dove chiuderà”.
A cura di Francesco Loiacono
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Un negozio della catena Scarpe&scarpe (da Facebook)
Un negozio della catena Scarpe&scarpe (da Facebook)

Per i dipendenti lombardi, e non solo, dell'azienda di calzature Scarpe&scarpe sono giorni all'insegna dell'ansia. Come comunicato dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, infatti, il gruppo che in Italia conta oltre 140 punti vendita e 2000 collaboratori ha annunciato la chiusura di 16 negozi e l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo per circa 120 dipendenti. Il tutto è al momento bloccato, dal momento che per via della normativa emergenziale legata all'emergenza Covid-19 i licenziamenti sono sospesi almeno fino al prossimo 17 agosto. Ma i sindacati non nascondono la preoccupazione, legata soprattutto all'atteggiamento dell'azienda "fatto di scelte unilaterali e prive di prospettiva" e perché da parte aziendale "non sono state fornite informazioni utili a comprendere la reale situazione economico-finanziaria della società", come si può leggere in una nota della Filcams.

In Lombardia il gruppo conta 38 negozi

In Lombardia la preoccupazione dei lavoratori è palpabile: la regione ospita infatti ben 38 punti vendita, dislocati praticamente in quasi tutte le province (con l'eccezione di Lecco e Sondrio) e concentrati in particolare a Milano e nell'hinterland, dove si trovano 14 negozi della catena. "Al momento a noi non risulta la chiusura di alcun negozio in Lombardia – precisa a Fanpage.it Roberta Griffini, rappresentante della Filcams Cgil Lombardia – ovviamente però lo stato di crisi è quello che conosciamo, l'azienda è in concordato preventivo e quindi non neghiamo che a un certo punto ci possano essere rischi di riorganizzazioni e chiusure". Il problema vero, però, è che l'azienda ha comunicato l'intenzione di chiudere i 16 negozi e i 120 esuberi ma non ha ancora comunicato alle organizzazioni sindacali dove si trovano i punti vendita che chiuderanno, lasciando quindi tutti i lavoratori in uno stato di incertezza. "Per gli esuberi bisognerà capire se aspetteranno il 17 agosto o troveranno degli escamotage come stanno facendo anche altri, tipo trasferire i lavoratori molto lontano", riflette Griffini. I sindacati hanno chiesto un intervento al Mise (ministero dello Sviluppo economico), dove è già aperto un tavolo tra le parti, e hanno proclamato lo stato di agitazione.

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