San Siro, il Comune di Milano fa una “visita di cortesia” alla Corte dei Conti: cosa sta succedendo

Un incontro non ufficiale, un dossier "bollente" e tante domande senza risposta. Sono questi i contorni entro cui sembrerebbe dispiegarsi la sorte del cosiddetto "Dossier San Siro" per l'acquisto del Meazza e delle aree limitrofe dopo che la giunta Sala, in punta di piedi, ha bussato alle porte della magistratura contabile per una sorta di “colloquio preventivo”. "Il Comune deve spiegare che tipo di interlocuzione hanno avuto con la Corte dei Conti. In amicizia? In via ufficiosa? In via ufficiale? Perché qualcuno deve spiegare cosa sta succedendo", ha commentato a Fanpage.it Luca Bernardo, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino.
Al momento, infatti, il Dossier Meazza è uno dei temi "bollenti" nell'agenda milanese. Da mesi la Corte dei Conti lo tiene nel mirino, pronta a verificare se dalla vendita del vecchio stadio e delle aree circostanti possa derivare un qualche danno erariale. In questo scenario, contornato da una perizia da 197 milioni, bonifiche scomputate da 36 milioni di euro e trattative con Inter e Milan che slittano di mese in mese, alla fine è arrivato anche l’incontro “di cortesia istituzionale”.
Cortesia, sì. Ma verso chi? Verso i giudici o verso le squadre? Perché se il Comune dovesse sbagliare nella vendita di San Siro – fissando un prezzo troppo basso o concedendo sconti non giustificati – la Corte potrebbe aprire un procedimento per danno alle casse pubbliche e i responsabili politici e amministrativi potrebbero essere chiamati a risarcire la differenza. Oltre al fatto che, se dovessero emergere irregolarità, l’operazione di vendita potrebbe essere impugnata o sospesa e questo significherebbe nuovi ritardi e incertezza sul futuro dello stadio.
Dunque, il nodo della questione rimane lo stesso. "Di cosa hanno parlato e soprattutto a chi si sono riferiti alla Corte dei Conti per chiedere informazioni?", ha insistito Bernardo a Fanpage.it. Domande semplici che, però, sembrano essere destinate a cadere nel vuoto. Questo perché, almeno ufficialmente, l’incontro non poteva produrre pareri né rassicurazioni e non poteva in alcun modo orientare la trattativa. La Corte dei Conti, infatti, non può esprimersi preventivamente sul prezzo di vendita di beni pubblici (come San Siro) perché il suo ruolo è limitato alla verifica della legittimità e al successivo controllo della regolarità contabile degli atti amministrativi. Dunque, ufficiosamente, sembrerebbe emergere l'azione di una politica che cerca stampelle in anticipo, temendo che il castello di carte costruito intorno alla legge stadi e alle valutazioni “imparziali” dell'Agenzia delle Entrate, del Politecnico e della Bocconi non reggano alla prima raffica di vento.
"Noi non abbiamo alcuna notizia di questi incontri", ha rincarato il Consigliere Comunale di Forza Italia. "Ufficiosamente sono avvenuti, ma ufficialmente non sappiamo assolutamente nulla. Attendiamo il buon cuore della nostra politica di sinistra". Tradotto: il Comune tratta in silenzio, l’opposizione brancola nel buio e i cittadini assistono a un’operazione che rischia di sembrare più una partita a nascondino che un progetto trasparente per il futuro del Meazza.
Nel frattempo, però, i tempi stringono e questa “cortesia istituzionale”, senza verbali né chiarimenti, ha finito per alimentare più dubbi che certezze e, di fatto, ha reso San Siro, ancora una volta, il campo di gioco preferito della politica milanese.