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Rivolta nel carcere di Cremona durante il Covid, agenti feriti e intossicati: “Non è stata radunata sediziosa”

Non sussiste il reato di radunata sediziosa. A stabilirlo è il tribunale di Cremona che ha assolto i 15 detenuti che l’8 marzo del 2020, in piena pandemia Covid, avrebbero innescato la rivolta nel carcere di Cà del Ferro. Condannati per violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale.
A cura di Giulia Ghirardi
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Non sussiste il reato di radunata sediziosa. A stabilirlo è il tribunale di Cremona che oggi, mercoledì 30 aprile, ha assolto i 15 detenuti che l'8 marzo del 2020, in piena pandemia Covid-19, secondo l'accusa avrebbero innescato la rivolta nel carcere cremonese di Cà del Ferro per protestare contro la mancanza dei tamponi e la sospensione dei colloqui con familiari e amici. Condannati, invece, per violenza, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.

Secondo la ricostruzione dei fatti avanzata dagli inquirenti, quella domenica sera i detenuti avrebbero dato vita alla rivolta intorno alle ore 20:00 obbligando le forze dell'ordine in tenuta antisommossa e i vigili del fuoco a intervenire per ristabilire l'ordine all'interno dell'istituto cremonese. Secondo quanto riferito, il bilancio finale aveva portato ad alcuni danni alla struttura e diversi agenti feriti e intossicati.

Per questo motivo, gli imputati hanno dovuto rispondere davanti al tribunale di Cremona di radunata sediziosa, violenza, minacce e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Ma una volta caduta l'accusa principale, soltanto alcuni detenuti sono stati condannati a pene che variano tra i 9 e i 10 mesi di reclusione per violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. Gli altri, invece, sono stati ritenuti colpevoli di danneggiamento e condannati con pene che vanno dai 2 fino ai 7 mesi di reclusione.

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