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Riforma della sanità in Lombardia: cosa cambia per i cittadini in sei punti

Via libera ieri in consiglio regionale alla riforma della sanità lombarda targata Moratti-Fontana. Quali sono i punti centrali del testo e cosa cambia per i cittadini lombardi?
A cura di Simona Buscaglia
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Il consiglio regionale lombardo ha approvato ieri la riforma della sanità dopo 16 giorni di lavori dell'aula per un totale di oltre 116 ore, con sedute notturne e, per la prima volta nella storia di Regione Lombardia, anche una seduta domenicale. Sono stati votati 942 emendamenti e 929 ordini del giorno. I 35 articoli della riforma targata Moratti-Fontana sono una revisione di quella che aveva il timbro di Roberto Maroni, che a sua volta riformava la sanità dell'ex governatore lombardo Roberto Formigoni. Si tratta di una riforma che punta a recepire i fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e che vale in totale quasi 2,7 miliardi di euro. Cosa cambia però per i cittadini lombardi?

I distretti ogni 100mila abitanti

Nella riforma sanitaria viene previsto un distretto ogni 100mila abitanti che avrà a capo un direttore (nelle aree montane sarà ogni 20mila). Il distretto consiste in strutture che erogheranno prestazioni sul territorio come poliambulatori, ospedali di comunità e le centrali operative territoriali. Il compito dei distretti sarà quello di “valutare il bisogno locale, fare programmazione e realizzare l’integrazione dei professionisti sanitari”.

Le strutture territoriali

Le strutture sanitarie territoriali consisteranno in case della comunità, centrali operative territoriali (una per ogni distretto), e ospedali di comunità. Vengono istituite le Case della comunità, ovvero delle strutture composte da team multidisciplinari composti da pediatri di libera scelta, medici di base, infermieri e assistenti sociali. Saranno 203 su tutto il territorio lombardo e saranno il punto di riferimento dei malati cronici. Ci sono poi gli Ospedali di comunità (che saranno 60) che sostituiscono quelli che fino adesso sono stati i Pot (presidio ospedaliero territoriale). Sono strutture di ricovero per chi ha bisogno delle cosiddette cure intermedie, ovvero tra il ricovero ospedaliero e le cure territoriali. Si occuperà quindi di ricoveri brevi, di norma sarà dotato di 40 posti letto e avrà una gestione prevalentemente infermieristica. Le Centrali operative territoriali (101 in tutto) invece avranno il compito di coordinare i servizi domiciliaricon gli altri servizi sanitari e si avvarranno di tutte le attività di telemedicina (per cui è stato istituito un fondo regionale di 5 milioni).

I ruoli delle Ats e delle Asst e il piano pandemico

Alle Ats (agenzie di tutela della salute) vengono assegnate le funzioni di programmazione, acquisto, controllo oltre alla sottoscrizione dei contratti con i medici di medicina generale. Alle Asst (aziende socio sanitarie territoriali) spetta invece l’erogazione della prestazione e saranno divise in due poli: il polo ospedaliero, organizzato in dipartimenti, e il polo territoriale, suddiviso in distretti e dipartimenti territoriali (cure primarie, salute mentale e dipendenze e prevenzione). La Lombardia avrà un piano pandemico regionale, “declinazione del piano nazionale”, con durata quinquennale.

L'assessorato al Welfare sempre più forte

L’assessorato al welfare avrà un ruolo di governo sempre più forte, con l’irrobustimento della funzione di indirizzo nei confronti delle agenzie di tutela della salute, degli erogatori pubblici e privati. Tra le funzioni principali, dopo la programmazione, avrà l’osservatorio epidemiologico e l’accreditamento delle strutture pubbliche e private

Il rapporto pubblico e privato

Il nodo del rapporto tra il pubblico e il privato: per assicurare libera scelta ai cittadini, la riforma prevede l’equivalenza e l’integrazione dell’offerta sanitaria e sociosanitaria delle strutture pubbliche e private accreditate. Ci sarà "parità di diritti e di doveri tra soggetti pubblici e privati che operano all’interno del Servizio Sanitario Locale" e l’accreditamento delle strutture sanitarie pubbliche e private (selezionate con procedura ad evidenza pubblica) viene perfezionato con l’iscrizione nel registro regionale delle strutture accreditate.

Il cronoprogramma per la realizzazione dei punti della riforma

In quanto tempo verranno messi a terra questi punti? Il potenziamento della rete territoriale deve essere completato entro tre anni dalla data di entrata in vigore della legge. Entro 90 giorni è prevista l’istituzione dei distretti con le nomine dei relativi direttori e l’istituzione dei dipartimenti di cure primarie e prevenzione. Entro sei mesi dall’istituzione dei distretti si passerà alla realizzazione delle centrali operative territoriali. Per quanto riguarda invece gli ospedali e le case di comunità, da cronoprogramma verranno realizzate per il 40% entro il 2022, per il 30% entro il 2023 e il restante 30% entro il 2024. Entro 6 mesi dall’approvazione della legge nascerà anche il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive

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