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“Quelli come te sono i migliori da accoltellare”: 3 liceali a processo per insulti omofobi a un compagno

Un 17enne è stato bersagliato da messaggi ritenuti omofobi e antisemiti dai compagni di classe all’istituto Pontificio Collegio Gallio di Como. In tre sono finiti a processo con l’accusa di cyberbullismo.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Tre ragazzi classe 2004 sono stati rinviati a giudizio dal giudice del Tribunale dei Minori di Milano perché accusati di cyberbullismo nei confronti di un loro compagno di classe. I fatti finiti al centro della Procura si sarebbero verificati tra settembre 2020 e marzo 2021, quando i protagonisti avevano 17 anni e frequentavano le lezioni del Pontificio Collegio Gallio di Como in Dad (didattica a distanza) a causa della pandemia da Covid-19. I tre avrebbero minacciato e insultato quel ragazzo appena arrivato da un altro istituto anche con frasi ritenute dagli inquirenti omofobe costringendolo a cambiare classe prima della fine dell'anno scolastico.

Gli insulti nelle chat della classe

La vicenda ha avuto inizio nella primavera del 2021 quando la direzione del Pontificio Collegio Gallio, retto dai chierici regolari della Congregazione di Somasca, è arrivata una segnalazione da parte dei genitori di un loro alunno classe 2004 arrivato nell'estate 2020 e inserito in una classe già formata. Si parlava di una integrazione non semplice, dovuta anche dalla didattica a distanza costretta dal Covid-19, sfociata in alcuni episodi di bullismo.

Durante la creazione dei gruppi di lavoro per un compito assegnato da un professore, si erano verificati scontri tra compagni di classe che non si sarebbero mai risolti. Come riportato da La Provincia di Como, in particolare il 17enne, presunta vittima di bullismo, era stato considerato poco collaborativo e distaccato. Da quel momento si sarebbero susseguite vessazioni e prese in giro nelle chat tra studenti dove il nuovo compagno era stato chiamato in alcuni casi "spia". Tra i quattro protagonisti della vicenda, infatti, non c'è mai stato un contatto fisico.

Le indagini della Squadra Mobile e il processo per cyberbullismo

Ricevuta la segnalazione dalla scuola, la Squadra Mobile, coordinata dalla pm Sabrina Ditaranto, ha avviato le indagini e acquisito integralmente le chat in questione. Al loro interno hanno trovato frasi come "qui c'è qualcuno che vuole un colpo di Ak (il kalashnikov, o AK-47, ndr) nelle arterie" indirizzate al 17enne, poi ancora: "Guarda che lui sa dove abiti e ti viene contro il cancello con la macchinina", "sap piamo tutti che fine fanno gli spavaldi, tac in fronte secca" e infine "sono i migliori da accoltellare". Il tutto, ha scritto la pm nella richiesta di rinvio a giudizio, con l'aggiunta di presunti messaggi "omofobi, antisemiti e inneggianti al fascismo".

I tre ragazzi accusati di cyberbullismo sono stati ascoltati dagli investigatori e hanno provato a dare la propria versione dei fatti. Hanno sostenuto che quello è semplicemente il loro modo di parlare. La scuola li aveva sospesi per 7 giorni, mutuabile con 17 ore di volontariato, e ora il gip li ha rinviati a giudizio con l'udienza fissata a ottobre.

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