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Omicidio di Giulia Tramontano, ultime notizie

Quali sono gli effetti del bromadiolone, il topicida trovato nel corpo di Giulia Tramontano

“Gli effetti sull’uomo della somministrazione prolungata di veleno per topi possono essere devastanti. Si può morire di emorragia anche per una semplice botta”, spiega Carlo Locatelli, direttore Centro Antiveleni ICS Maugeri (Pavia), dopo il ritrovamento del bromadiolone nel corpo di Giulia Tramontano. “Ma non provoca sintomi visibili come fiacchezza o sonnolenza”
Intervista a Dott. Carlo Locatelli
Responsabile Centro Antiveleni ICS Maugeri, Pavia
A cura di Francesca Del Boca
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(Con Ilaria Quattrone)

Si chiama bromadiolone la sostanza tossica trovata durante l'autopsia nel sangue e nei capelli di Giulia Tramontano, così come nei tessuti e nei capelli fetali del piccolo che da 7 mesi portava in grembo, Thiago.

È il principio attivo del veleno per topi che, nel corpo della 29enne, uccisa dal fidanzato Alessandro Impagnatiello, avrebbe addirittura registrato un incremento durante il mese e mezzo precedente all’omicidio.

Lo stesso topicida ritrovato nello zainetto da lavoro del compagno, e nella credenza dell'appartamento che i due condividevano in via Novella a Senago (Milano). Quello in cui, la sera del 27 maggio scorso, il barman 30enne ha finito la fidanzata Giulia con 37 coltellate, lasciandola morire dissanguata sul pavimento.

Dottor Locatelli, che cos'è il bromadiolone? Che tipo di sostanza è?

Si tratta di un topicida, famoso in tutto il mondo e facilissimo da trovare, che ha un'azione anticoagulante dalla durata molto prolungata. Nel topo questo effetto dura parecchi giorni, fino a portarlo alla morte. Perché dia un effetto nell'uomo, però, è necessario che venga somministrato in grandi quantità: non basta la singola pastiglia, calibrata per fare effetto sul roditore che, ovviamente, pesa poco.

Che effetto fa questo veleno sull'uomo, se ingerito in grandi quantità? Può veramente uccidere una persona?

Gli effetti di questa molecola sulla coagulazione sono devastanti. Il sangue, in questo caso, si scoagula pian piano, e si muore così per emorragia: può essere interna o avvenire dopo una semplice, piccola botta contro lo spigolo di un mobile di casa. E l'effetto del veleno non può essere fermato in tempi rapidi, a meno che non si usi un antidoto.

Può provocare danni o morte anche l'assunzione di piccole dosi, ma prolungate nel tempo? Cosa succede al corpo umano?

Succede che, appunto, la persona in questione è scoagulata. E quindi a elevato rischio di emorragie davanti a traumi, botte o problemi qualunque, che di conseguenza possono essere letali.

È possibile non accorgersi di stare assumendo questa sostanza?

Si, certo. Questi prodotti sono miscelati a sostanze inodori e insapori, studiati proprio per ingannare il topo e spingerlo a ingerire l'esca. Non hanno sapore, o un odore particolare. Nell'uomo non provocano sintomi visibili come bruciori, dolori né nessun altro effetto nell'immediato che possa far scattare l'allarme nell'individuo. Proprio per questo motivo vengono spesso utilizzati a scopo criminoso.

L'ingestione non può causare anche stordimento?

La somministrazione del bromadiolone provoca solamente scoagulazione del sangue. Non causa stordimento, intorpidimento, sonnolenza, rallentamento o fiacchezza. Non c'è anemia. In questi casi, si muore di emorragia.

È possibile che, durante le visite per la gravidanza, nessuno si sia reso conto della presenza di veleno per topi? Non è possibile insomma riscontrarne la presenza anche solo attraverso gli esami del sangue? 

Non se non si predispone una apposita valutazione, ovvero un test della coagulazione. E in una gravidanza senza problematiche, di solito, non c'è alcun motivo di farlo.

L'aborto può essere un effetto collaterale del bromadiolone?

Il bromadiolone non è un abortivo vero e proprio. Però sì, in caso di somministrazione sulla madre può esserci sofferenza fetale o, anche in questo caso, morte per emorragia del feto.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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