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Perché il Duomo di Milano non è patrimonio dell’Unesco e quando potrebbe diventarlo

Il simbolo di Milano, con la sua Madonnina d’oro che svetta in cima, è oggi stato candidato nella lista dei beni nazionali Unesco dall’assessore alla Cultura della Lombardia Stefano Bruno Galli. Il verdetto nella prima parte del 2024.
A cura di Francesca Del Boca
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Piazza del Duomo a Milano (Getty).

“Nel Duomo è espressa una singolarità che non appartiene a nessuna altra chiesa”. E così il simbolo di Milano, con la sua Madonnina d'oro che svetta in cima, è oggi stato candidato nella lista dei beni nazionali Unesco dall’assessore alla Cultura della Lombardia Stefano Bruno Galli.

Grande assente nell'elenco dei patrimoni Unesco

Era infatti fino a questo momento grande assente, nell'elenco dei monumenti più importanti al mondo, la maestosa cattedrale meneghina tanto amata da viaggiatori e letterati di tutte le epoche, da Stendal a Mark Twain (che la definì "una poesia scritta nel marmo"), da Alessandro Manzoni (che ne I Promessi Sposi, attraverso le parole del protagonista Renzo, la descrive come "l'ottava meraviglia") a Giovanni Verga. 

Il verdetto, in caso di esito positivo, potrebbe arrivare già nella prima metà dell'anno prossimo. Ma le speranze dei milanesi, nel frattempo, sono accese più che mai.

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La storia del Duomo di Milano

Il Duomo di Milano è la chiesa più grande d'Italia (dal momento che la basilica di San Pietro è di fatto situata nel territorio di Città del Vaticano), ed è dedicata a Santa Maria Nascente.

Il gigante di marmo, oggi incastonato nel cuore della città, fu edificato a partire dal 1386. Nell’ottobre del 1387, su impulso del signore di Milano Gian Galeazzo Visconti, con lo scopo di portare avanti i lavori di progettazione e costruzione della Cattedrale nacque anche la Veneranda Fabbrica del Duomo: il vivace spazio di scambio delle più diverse idee, esperienze e manualità espresse da maestranze provenienti da tutto il Continente resero così il Duomo un crocevia di popoli e culture, e la più europea tra le cattedrali.

Il lavoro di completamento della facciata, però, si avrà solo secoli dopo con l'avvento di Napoleone, che proprio alla vigilia della sua incoronazione a Re d’Italia, nel 1807, commissionò le opere di realizzazione della maggior parte delle guglie e di molte vetrate colorate.

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La tradizione della Madonnina a Milano

Un aneddoto speciale legato alla "bela Madunina" dorata del Duomo, celebrata da tante canzoni popolari e vero e proprio simbolo di Milano. Insomma, non solo una statua, ma patrimonio identitario di valore inestimabile per tutti i cittadini: durante la Seconda Guerra Mondiale, ad esempio, fu sempre avvolta da un panno, per celarla così ai mirini dei caccia bombardieri che durante il conflitto distrussero parte della città.

Ma c'è di più. Secondo una tradizione, poi diventata legge in epoca fascista, nessun edificio milanese poteva essere più alto della Madonnina (posta a 108,5 metri di altezza nel 1774). Questo almeno fino al 1954, quando la Torre Breda infranse questa legge – strenuamente difesa dalla Curia ambrosiana anche dopo la caduta del regime di Mussolini. Fu solo la prima volta: questa regola fu via via disattesa, negli anni, da altri grattacieli e modernissime opere di archistar.

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Ogni volta, però, l'edificio che è conquistato il titolo di più alto di Milano ha sempre rispettato e onorato la Madonnina del Duomo: è ormai prassi che ogni nuova costruzione da record, infatti, posizioni in vetta una copia della statua religiosa.

Così, al giorno d'oggi, sono ben tre le copie della Madonnina in giro per la città: sul grattacielo Pirelli a 127 metri, su Palazzo Lombardia a 161 metri, sulla Torre Allianz a 209 metri.

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