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Parla la donna transgender aggredita a Pavia: “Mi ha insultata e picchiata, non starò zitta”

“Avevo ricevuto insulti omofobi, sguardi pesanti ma mai le botte. Spero che la mia denuncia serva a fare coraggio ad altri”. Parla Noemi, la 38 enne transgender aggredita nella stazione di Pavia.
A cura di Chiara Daffini
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Noemi ha 38 anni e vive a Pavia
Noemi ha 38 anni e vive a Pavia

Noemi ha 38 anni, uno stile sobrio ed elegante. Vive a Pavia, dove fa la volontaria nell'associazione Coming-Aut, per i diritti delle persone Lgbtqia+.

"All'inizio – racconta a Fanpage.it – mi sono avvicinata all'associazione come utente, per chiedere aiuto. La mia famiglia e i miei amici hanno accettata subito il mio cambiamento, ma io avevo bisogno di un gruppo di persone come me, di persone transgender. E in quel momento ho scoperto di non essere sola".

Noemi affronta la transizione ormonale passati i trent'anni. "Prima di prendere i farmaci – spiega – ho iniziato una transizione a livello sociale, mi presentavo al femminile. I farmaci sono stati solo l'ultima cosa, io ero Noemi anche prima. La parte più lunga è stato prenderne atto".

Picchiata e insultata per uno stop

"Ho sempre ricevuto occhiate pesanti e insulti omofobi – precisa Noemi -, ma mai si era arrivati all'aggressione fisica". Almeno fino a qualche giorno fa.

"Ero davanti alla stazione – ricorda la donna – stavo uscendo dal parcheggio in macchina dopo aver accompagnato la mia ragazza. È iniziato tutto col far notare a un uomo che aveva posteggiato la sua auto su uno stop e che mi costringeva così ad andare nell'altra corsia in contromano. Quindi non poteva stare lì".

"Questa persona – continua Noemi – si è evidentemente risentita parecchio, tanto da scendere dalla macchina e iniziare ad insultarmi. Aprire la portiera e tirarmi un pugno, poi tornare alla sua macchina continuando con gli insulti. Insulti omofobi: mi ha dato del finocchio, del fr*o, e anche epiteti abilisti, come ‘handicappato‘".

In questo periodo Noemi è in sedia a rotelle perché fatica a camminare. Riesce a reggersi in piedi, di solito con l'ausilio di un bastone. "Sicuramente  – precisa – l'epiteto non era legato ai miei problemi fisici perché essendo io in auto non poteva saperlo, semplicemente per lui ‘handicappato' è un insulto".

"Poi è ritornato, ha riaperto ancora la portiera spaccando la maniglia e mi ha presa per il braccio. Lo stavo riprendendo con il cellulare, credo volesse togliermelo di mano. Successivamente sono scesa dalla macchina, volevo chiamare la polizia e paradossalmente mi sentivo più al sicuro fuori, perché c'era gente e non ero chiusa in uno spazio stretto. Invece le persone intorno se ne sono fregate. E scendendo dalla macchina mi sono esposta di più".

Noemi riesce a prendere la targa dell'uomo, che la raggiunge nuovamente e le mette le mani al collo. "Mi ha lasciato segni e a quasi una settimana di distanza mi fa ancora male", dice la donna.

A distanza di una settimana Noemi porta ancora i segni dell'aggressione.
A distanza di una settimana Noemi porta ancora i segni dell'aggressione.

Solo una persona non resta indifferente

"Per fortuna – commenta Noemi – è intervenuta una persona arrivata dal parco vicino e ha intimato il mio aggressore di smetterla. Era un uomo di mezza età, nella confusione non gli ho chiesto il nome, ma mi dispiace tantissimo. L’ho ringraziato lì, però vorrei ringraziarlo ancora per essere intervenuto. Sembra tanto facile, eppure nessun altro l'ha fatto".

Noemi non esita a denunciare. "Appena ho capito cosa stava succedendo – conclude la donna -, il mio pensiero è stato che questa cosa non può passare in sordina. Non me ne sono andata via facendo finta di niente. Non voglio permettere a questa persona di continuare a fare quello che vuole, magari in altre occasioni, magari attaccando altre e altri. Forse il mio gesto non spezzerà questo cerchio, però spero possa aiutare altre persone a denunciare atti del genere".

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