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Paolo Romani indagato per peculato: la Procura gli sequestra 350mila euro

Il senatore di Italia al Centro, ex fedelissimo di Silvio Berlusconi, avrebbe prelevato 350 mila euro dalle casse di Forza Italia per presunte finalità private.
A cura di Francesca Del Boca
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Paolo Romani
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La decisione è arrivata dalla Procura di Monza: quasi 350mila euro sono stati sequestrati al senatore ex Forza Italia Paolo Romani, oggi esponente di Italia Al Centro.

Il provvedimento della Guardia di Finanza ha interessato somme in banca e un immobile a Cusano Milanino (Milano), per un valore complessivo di 344 mila euro.

L'accusa è quella di peculato: mentre ricopriva il ruolo di capogruppo parlamentare del Popolo delle Libertà in Senato, Paolo Romani avrebbe infatti sottratto questi soldi dalle casse del partito, per poi spostarli sul proprio conto corrente personale.

L'indagine sui conti di Forza Italia

La notizia dell’indagine a carico del politico milanese, al tempo fedelissimo di Silvio Berlusconi, era stata diffusa a luglio. Da alcuni accertamenti sui conti di Forza Italia sarebbe emerso che il senatore, tra il 2013 e il 2018, "avendo la disponibilità di somme di denaro giacenti sul conto del partito presso una banca di Palazzo Madama, e intestato al gruppo Forza Italia con delega a suo favore", si sarebbe "appropriato dell’importo complessivo di 83mila euro" attraverso tre assegni emessi a sua firma "e a sé intestati".

Paolo Romani
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Prelevati 350mila euro dalle casse del partito

Un presunto illecito che si sarebbe ripetuto altre due volte: in un caso la somma contestata è 180mila euro, versati all’imprenditore (anche lui indagato) Domenico Pedico, nell'altro si tratterebbe di 165mila a favore della Cartongraf D&K srl, società riferibile allo stesso imprenditore.

Il senatore, inoltre, avrebbe inoltre utilizzato circa 95 mila euro per spese personali.

"Operazione in buona fede"

"Riconosco che da un punto di vista di estetica istituzionale si trattò di un'operazione non elegante, ma comunque fu attuata in buona fede", dichiarò Paolo Romani a luglio, quando fu convocato in Procura. "Ho agito nella convinzione di utilizzare somme che erano nella mia personale disponibilità", precisò. "Infatti utilizzai assegni, e quindi pagamenti tracciabili".

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