Omicidio Sharon Verzeni, il perito: “Moussa Sangare è narcisista e anaffettivo, ma capace di intendere”

Moussa Sangare avrebbe un disturbo misto di personalità di tipo narcisistico e antisociale, ma questo non influirebbe nella sua comprensione della realtà. È quanto emerso dalla perizia psichiatrica condotta dalla dottoressa Giuseppina Paulillo su disposizione della Corte d'Assise di Bergamo nei confronti del 31enne accusato dell'omicidio di Sharon Verzeni. Secondo il perito, Sangare non mostra sensi di colpa ma, anzi, avrebbe iniziato un percorso di rimozione che lo ha portato lo scorso marzo a dichiararsi innocente alla prima udienza del dibattimento, ritrattando le tre confessioni che aveva fatto nelle ore successive al suo arresto il 31 agosto dell'anno scorso. La relazione della dottoressa Paulillo esclude la presenza nell'imputato di un vizio di mente anche parziale e i risultati saranno discussi in aula dalle parti il prossimo 22 settembre.
L'omicidio di Sharon Verzeni e la confessione poi ritrattata
Verzeni era stata uccisa il 30 luglio 2024 a Terno d'Isola (in provincia di Bergamo) dove viveva con il compagno con il quale presto avrebbe dovuto sposarsi. La 31enne era uscita per una passeggiata notturna, quando qualcuno l'ha aggredita alle spalle ferendola a morte con tre coltellate alla schiena e una al petto. I carabinieri, guidati dal pm Emanuele Marchisio, hanno lavorato un mese intero per poter dare un volto a quell'uomo in bicicletta inquadrato per pochi istanti da una telecamera di sorveglianza. Secondo gli investigatori, era Moussa Sangare e tra il 30 e il 31 agosto lo hanno arrestato per omicidio.
Il 31enne, nato a Milano da genitori maliani, dopo qualche ora aveva ammesso le proprie responsabilità: prima davanti ai carabinieri, poi al pm Marchisio insieme all'avvocato Giacomo Maj e infine al gip nell'udienza di convalida del fermo. Tuttavia, alla prima udienza del dibattimento che si è tenuta lo scorso marzo Sangare si era dichiarato innocente ritrattando le sue confessioni e la Corte d'Assise di Bergamo, presieduta da Patrizia Ingrascì, aveva disposto la perizia psichiatrica nei suoi confronti.
La perizia psichiatrica e il disturbo misto di personalità
L'incarico era stato affidato alla dottoressa Paulillo, direttrice dell'Unità operativa complessa ‘Residenze psichiatriche e psicopatologia forense' dell'Ausl di Parma. L'elaborato, depositato la scorsa settimana, si è basato su due colloqui, tenuti il 10 e il 24 maggio, e su test psichiatrici. Il perito avrebbe individuato in Sangare un disturbo misto di personalità di tipo narcisistico e antisociale e un disturbo da uso di cannabinoidi. Questi elementi, però, non avrebbero influito sulla sua comprensione della realtà.
La dottoressa Paulillo ha sottolineato come Sangare non abbia mostrato sensi di colpa né rimorsi per quello che ha fatto, descrivendolo come un soggetto alla ricerca di esperienze eccitanti e adrenaliniche senza prendere in considerazione le conseguenze che potrebbero avere. Il 31enne, inoltre, avrebbe iniziato un percorso di rimozione che lo avrebbe portato a dichiararsi innocente.
Già lo scorso luglio la psichiatra Valentina Stanga, incaricata dalla gup Maria Beatrice Parati, lo aveva giudicato capace di intendere e di volere nell'ambito del processo in abbreviato per maltrattamenti ai danni della sorella e della madre. Processo che si è concluso, in primo grado, con una condanna a 3 anni e 8 mesi.