Omicidio Fausto e Iaio, tra gli indagati anche Massimo Carminati: chi è il terrorista nero di Mafia Capitale

L'ottavo re di Roma. Così era chiamato Massimo Carminati, ex terrorista neofascista dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) oggi sotto indagine con il cognato Claudio Bracci e l'ultrà della Roma (oggi speaker radiofonico) Mario Corsi nel fascicolo riaperto sull'omicidio di Fausto e Iaio, i due giovani uccisi il 18 marzo 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo a Milano, decisa dal gip dopo le recenti comparazioni dattilografiche sui volantini di rivendicazione.
Il "Nero" di Romanzo Criminale e "Samurai" di Suburra, il "Cecato" (o il "Pirata") per via dell'occhio perso in seguito a una sparatoria con la Digos, amico e compagno di scuola di Giusva Fioravanti, accusato di avere legami con la Banda della Magliana. Carminati, 66 anni, milanese di nascita, è stato al centro degli episodi più misteriosi della storia della Repubblica, dalla strage di Bologna nel 1980 all'omicidio del giornalista Mino Pecorelli nel 1979.
L'omicidio di Mino Pecorelli e la strage di Bologna
Vicino a servizi segreti deviati, politici e membri di potentissime organizzazioni criminali, Massimo Carminati è stato coinvolto in innumerevoli e lunghe vicende giudiziarie, dalle quali però è quasi sempre uscito senza conseguenze. Carminati, "uno che non voleva porsi limiti nella sua vita spericolata, pronto a sequestrare, uccidere, rapinare, partecipare a giri di droga, scommesse, usura" secondo l'ex Nar Giuseppe Valerio Fioravanti, fu infatti incriminato e poi assolto anche per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli: secondo Antonio Mancini, pentito della Banda della Magliana interrogato l'11 marzo 1994, fu proprio "Massimo Carminati a sparare assieme ad Angiolino il biondo (Michelangelo La Barbera)", ma il terrorista venne assolto "per non avere commesso il fatto".
Venne assolto inoltre per il tentativo di depistaggio legato alla strage alla stazione ferroviaria di Bologna, così come, appunto, dall'accusa di aver aperto il fuoco contro i due studenti di sinistra Fausto Tinelli e Lorenzo "Iaio" Iannucci in via Mancinelli a Milano, zona Casoretto, aggrediti nel 1978 mentre lasciavano il bar del centro sociale Leoncavallo. Il fascicolo di indagine, "pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolari degli attuali indagati", fu infatti infine archiviato.
La "Suburra" di Roma: l'inchiesta Mafia Capitale
Il 2 dicembre 2014 è arrestato dai carabinieri del Ros, insieme ad altre 36 persone, con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, trasferimento fraudolento di valori, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni nell'ambito dell'inchiesta Mondo di Mezzo della Procura di Roma. L'inchiesta, chiamata anche Mafia Capitale, riguarda le infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale, politico ed istituzionale della città, attraverso un sistema corruttivo finalizzato ad ottenere l'assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati e nel finanziamento di cene e campagne elettorali (tra cui quella dell'ex sindaco di destra Gianni Alemanno, poi archiviato).
Secondo le indagini Carminati, ritenuto capo e organizzatore dell'associazione mafiosa poi ritratta nel celebre romanzo Suburra, avrebbe quindi intrecciato una complessa rete di rapporti con esponenti politici, vertici delle tifoserie romane (Fabrizio "Daibolik" Piscitelli per la Lazio e Mario Corsi per la Roma), boss, criminali: viene condannato a 10 anni di reclusione, confermati poi in Cassazione nel 2022.