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Omicidio Sharon Verzeni

Omicidio di Sharon Verzeni, la testimone: “Ha gridato aiuto più volte ma in strada non c’era nessuno”

“Sharon Verzeni aveva la schiena piena di sangue. Barcollava, poi si è lasciata andare all’indietro e ha cercato di rialzarsi”, è il racconto di una residente in via Castegnate a Terno d’Isola (Bergamo). Qui, la notte del 30 luglio, la barista è stata uccisa con 4 coltellate.
A cura di Francesca Del Boca
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Ha sentito gridare Sharon Verzeni subito dopo le coltellate ricevute all'improvviso in via Castegnate a Terno d'Isola (Bergamo), la notte del 30 luglio scorso. "Ma quando mi sono affacciata, purtroppo ho visto soltanto lei. Non ho visto biciclette, né uomini scappare a piedi. In direzione della piazza ho la visuale coperta dagli alberi mai potati del cortile. Avrei potuto forse notare qualcuno se fosse scappato nella direzione opposta, non c'era nessuno".

È una delle testimoni del delitto che, dopo quasi un mese di indagini, resta ancora senza un responsabile. Una violentissima aggressione, con quattro coltellate sferrate con sicurezza sul torace, a oggi senza una spiegazione. Negli istanti immediatamente successivi, l'assassino è svanito nel nulla. Come se avesse in realtà pianificato tutto, dall'assalto nell'unica via del paese non coperta da telecamere all'orario notturno per agire in assenza di occhi indiscreti.

"Quella sera stavo guardando la televisione in soggiorno con mio figlio", racconta la donna, 59 anni, a Corriere della Sera. "Il volume era basso, vista l’ora, e le finestre erano tutte aperte perché in quei giorni faceva un caldo terribile. All’improvviso ho sentito gridare aiuto, aiuto, ma non mi sono preoccupata subito perché qui gira di tutto e spesso capita di sentire schiamazzi. Poi, c’è stata una pausa, durata molto poco, e ancora grida di aiuto".

È la richiesta disperata della 33enne, barista al bar pasticceria Vanilla di Brembate. "Sharon doveva avere già chiamato i soccorsi, io l’ho vista solo barcollare e cadere, provava a tirarsi su ma aveva troppo sangue sulla schiena. Subito dopo sono arrivati un ragazzo e una ragazza giovani, su una Lancia Y bianca. Si sono fermati, erano titubanti anche loro, ma poi hanno chiamato i soccorsi e aspettato a distanza". Tra i soccorritori arriva anche un carabiniere. "Le gridava non mollare, non mollare, è stato bravissimo. Quando verso le 2.15 gli hanno telefonato dall'ospedale per comunicargli che la ragazza era morta, ha sbattuto i pugni sul cofano dell’auto, disperato perché aveva fatto di tutto".

I militari, intanto, transennano subito la zona per impedire vie di fuga al killer. Ma niente da fare. Nelle telecamere del paese, a quell'orario, sono state riprese una ventina di sagome non ben definite: tra loro c'è l'assassino di Sharon? E soprattutto: l'aggressore conosceva la giovane donna, le aveva dato appuntamento? Il compagno Sergio Ruocco, interrogato più volte e accompagnato dai carabinieri per dei sopralluoghi nella villetta di Terno d’Isola dove da tre anni viveva con Sharon, non è indagato. C'è un'ombra nella vita di Sharon Verzeni, che apparentemente divideva le sue giornate tra lavoro e famiglia?

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