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Omicidio Andrea Bossi, chiesto l’ergastolo per i 2 imputati: “Lo hanno ucciso per soldi, per fare la bella vita”

L’accusa ha chiesto l’ergastolo per Carolo e Caglioni, i due giovani accusati di aver ucciso il 26enne Andrea Bossi per soldi a gennaio 2024. Contestate premeditazione ed estrema crudeltà.
A cura di Giulia Ghirardi
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Andrea Bossi (foto da Facebook)
Andrea Bossi (foto da Facebook)

"Non c'è spazio per una riduzione della pena". Così la pm di Busto Arsizio Giulia Grillo ha chiuso la discussione nell'ambito del processo per l'omicidio pluriaggravato del 26enne Andrea Bossi chiedendo la condanna all'ergastolo per Douglas Carolo e Michele Caglioni, i due ragazzi accusati di aver ucciso a coltellate il giovane nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 2024 nella casa dove Bossi viveva in via Mascheroni a Cairate (Varese). Per entrambi, la pm ha chiesto anche l'isolamento diurno per 18 mesi e tutte le pene accessorie previste per legge.

Cos'è successo in aula

Nel corso della requisitoria che si è tenuta oggi, martedì 9 dicembre, in aula davanti alla giudice Rossella Ferrazzi, la pm Giulia Grillo ha ripercorso indizi e prove a carico di Carolo e Caglioni, sottolineando come entrambi gli imputati, "che si accusano l'un l'altro", abbiano "mentito".

Secondo l'accusa, infatti, nessuno dei due avrebbe detto "la verità su quanto accadde quella sera" nella casa di Andrea Bossi, perché sarebbe stato "ordito in concorso un piano per uccidere" il 26enne, come confermato in aula anche dall'ex fidanzata di Caglioni che ha parlato di un "disegno preciso" per derubare e assassinare Bossi. In particolare, secondo la pm Grillo, il movente sarebbero stati i soldi: "Carolo e Caglioni non lavoravano, non avevano un progetto di vita, non pensavano al domani". Per questo, l'obiettivo erano "i soldi da spendere per la bella vita".

L'accusa ha, infine, insistito sull'efferatezza del delitto, sul comportamento dei due dopo il fatto, teso a cancellare tutto ciò che li coinvolgesse, e sul comportamento il giorno dell'arresto quando, ritrovandosi insieme dai carabinieri, i due "ridevano – lo si sente nelle intercettazioni – commentando ciò che era stato ritrovato e ciò che non lo era stato". Per tutte queste ragioni, la pm ha, dunque, negato il riconoscimento delle attenuanti generiche considerando al contrario provata l'aggravante della premeditazione. "La ricostruzione del pubblico ministero è perfetta", ha commentato a margine dell'udienza l'avvocato Davide Toscani che difende la famiglia della vittima. "Sulla richiesta di pena non posso che associarmi: l'ergastolo è la pena che la famiglia di Andrea si aspetta".

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