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Omicidio Andrea Bossi, interrogato Douglas Carolo: “Era il mio bancomat, perché avrei dovuto ucciderlo?”

Dopo settimane di silenzio è stato interrogato oggi Douglas Carolo, il 20enne che insieme all’amico Michele Caglioni è accusato dell’omicidio di Andrea Bossi: il 26enne è stato ucciso a coltellate nella sua casa di Cairate (Varese) tra il 26 e il 27 gennaio scorso.
A cura di Francesca Del Boca
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Douglas Carolo (a sinistra) e Michele Caglioni (a destra) - foto da Instagram
Douglas Carolo (a sinistra) e Michele Caglioni (a destra) – foto da Instagram

Dopo settimane di silenzio, è stato interrogato oggi Douglas Carolo, il 20enne di Samarate (Varese) che insieme all'amico Michele Caglioni è accusato dell'omicidio di Andrea Bossi: il 26enne è stato ucciso a coltellate nella sua casa di Cairate, tra il 26 e il 27 gennaio scorso, e trovato morto dal padre poche ore dopo. "Non ho ucciso io Andrea Bossi", ha dichiarato.

Carolo si trova in carcere dal 28 febbraio. A poco più di un mese dall’arresto, il giovane ha parlato per due ore e mezza davanti al sostituto procuratore, fornendo la propria ricostruzione della vicenda e professandosi ancora una volta innocente.

Il rapporto tra Douglas Carolo e Andrea Bossi

"Era presente quella sera, aveva un appuntamento con Andrea Bossi e si è fatto accompagnare dall'amico. Ma ha dichiarato di non essere stato lui a uccidere Andrea Bossi: per lui il giovane era un affetto e un supporto costante, soprattutto economico", le parole dell'avvocato Giammatteo Rona, raggiunto da Fanpage.it. "Bossi lo aiutava con i soldi, visto che aveva difficoltà a trovare un lavoro. I due erano legati da tempo".

Forse Andrea Bossi era innamorato di lui, che però non ricambiava il sentimento amoroso. "Perché avrei dovuto ucciderlo?", la versione del 20enne. "Era come il mio bancomat, mi riempiva di regali". 

L'arma del delitto

Andrea Bossi è stato ucciso con un solo fendente alla gola. Secondo quanto emerso dall'autopsia, non si sarebbe neanche difeso dall'aggressione. Cosa è successo quella sera? Una rapina finita male? Andrea Bossi, appassionato di gioielli per il suo passato da orafo, aveva scoperto qualcosa che non doveva vedere, o si era opposto a una richiesta impossibile da esaudire?

I due giovani coinvolti, adesso, si accusano a vicenda. E hanno ambedue indicato agli inquirenti dove ritrovare l'arma del delitto: potrebbe essere stata abbandonata nei campi di Cairate. "Proverà la sua innocenza", secondo il legale Rona. "Finora è rimasto zitto solo per via dei suoi precedenti e della messa alla prova che scade a maggio. Non voleva rischiare di compromettere la sua situazione, e così si è preso del tempo per raccontare dettagliatamente ciò che è successo quella notte".

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