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Opinioni

“Noi siamo il futuro”: Una notte a Porta Venezia, dove è LGBT Pride tutti i giorni

Nikita e Jacopo hanno 18 e 20 anni. Lei è originaria di Novara mentre lui è di Torino ed entrambi hanno una carriera da “tik toker” e in passato sono state vittime di bullismo. Nikita, transgender, nei suoi video cerca sempre di insegnare qualcosa mentre Jacopo, gay e con un passato di anoressia, fa video comedy: a Fanpage.it hanno raccontato la loro storia.
A cura di Stela Xhunga
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Libera, multietnica, aperta alla cultura LGBT. A Porta Venezia non è un’idea possibile di convivenza, è una realtà, così da quarant’anni. È nella metro di Porta Venezia che la prima banchina di Milano si è tinta di arcobaleno (su iniziativa di Netflix) ed è in Corso Buenos Aires che la sfilata del Gay Pride si ferma per dare il microfono ai politici e alle personalità di spicco. A Porta Venezia è Pride tutte le sere, non una volta all’anno.

E lì, tra il caffè eritreo e la trattoria lucchese in via Panfilo Castaldi, proseguendo poi tra i baretti di via Lecco, abbiamo incontrato Nikita e Jacopo, 18 e 20 anni, lei di Novara e lui di Torino, entrambi sono "tik toker", lavorano con i social. Nikita, transgender, fa video in "stile trash cercando di insegnare sempre qualcosa al prossimo" mentre Jacopo, gay con un passato di anoressia alle spalle, pubblica video comedy, "ho un milione di follower su Tik Tok, e oggi dalla mia attività social monetizzo". Vittime di bullismo fin da piccoli, Nikita e Jacopo ci hanno raccontato la loro storia.

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Parlateci di voi, chi siete, cosa fate.

Nikita: Sono Nikita Messineo, ho 18 anni e sono di Novara. Faccio video molto trash sui social dove cerco però sempre di spiegare qualcosa. Per esempio che sono una ragazza, anche se transessuale. Per anni sono stata bullizzata perché cicciona, perché mi sento una donna, ma è quello che sono.

Jacopo: Sono di Torino, ho 20 anni, la mia storia è molto difficile. Alle elementari e alle medie sono stato bullizzato perché anoressico e gay. Però poi mi sono ripreso e ora sto bene così. Io e la mia famiglia siamo felici così, sinceramente che gli altri non siano felici non mi interessa.

A Milano vi sentite liberi?

N: Rispetto da dove veniamo sì.

J: Assolutamente sì.

Che cosa significa libertà?

J: Non nuocere a nessuno, ma essere te stesso, fare quello che ti pare, divertirti, essere libero di vivere senza nuocere agli altri.

E che cosa significa essere transessuale?

N: È una cosa difficile da capire, non tutti ci riescono. Sentirsi donna, lo senti proprio da dentro. Io mi sento nel corpo sbagliato da quando avevo 15 anni. All'inizio ero titubante se aprirmi con i miei genitori, però poi l'ho fatto. Oggi ho l'appoggio della mia famiglia, questo vale tutto. Ho tutto, non mi interessa più degli altri.  Sui social mi scrivono "le donne non si comportano così, non parlano così, non si vestono così", chi se ne frega.

Vi è capitato di subire aggressioni?

N: In Duomo un ragazzo mi ha tirato una sberla. Mi ha chiesto un rapporto orale e ho rifiutato. Siccome sono transessuale dava per scontato il mio sì. Per fortuna avevo con me un'amica e il mio ex che mi hanno difesa, altrimenti davvero finivo in ospedale.

E aggressioni da parte delle donne, ne avete subite?

Verbali sì.

Quindi l'omofobia è anche da parte delle donne?

N: Sì. Sono contro l’essere liberi contro l’essere felici. Io non pretendo che una donna di 60 anni capisca, però dalla gente molto più giovane sì. "A fr*** di m*** devi morire", io non riesco a capire cosa odiano.

J: Sono meno degli uomini le donne omofobe, però ce ne sono. Donne che sono contro l'essere felici. Noi non facciamo niente se non essere noi stessi mille per mille, forse odiano questo, una capacità che loro non hanno. Noi siamo il futuro.

In che senso voi siete il futuro?

J: Il fatto che il passato non vedesse queste cose, non le accettasse e le vedesse sbagliate non significa che noi siamo sbagliati. Possiamo far vedere che siamo tutti uguali, che ci vogliamo bene a prescindere da tutto.

E nel futuro che vedete?

Migliorare ciò che non è stato migliorato fino adesso. Se non ci sono riusciti non significa che non si riesca a farlo noi tutti insieme.

Noi tutti insieme chi?

Noi umanità. Chi se ne frega se gay, lesbiche, etero, transessuali, siamo persone e amiamo come amano tutti. Bisogna essere contenti, gioire, alzarsi la mattina felici e pensare alla vita che si fa non a quella degli altri, altrimenti non si godrà mai della propria.

Amate qualcuno in questo momento?

N: Io… la vedo dura

J: Io amo me stesso. Dopo tutto quello che ho passato, ci sono sempre stato per me stesso. Mi considero indispensabile a me stesso.

Un messaggio a chi vi vede diversi, strani e magari pericolosi per la società e la famiglia tradizionale?

N: Vivetevi la vita, la vita è una, Godetevela! Nessuno ve la ridarà indietro.

J: Lo strano è normale ma ciò che pensate che sia normale è strano.

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