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Negato il diritto alla difesa nel Cpr di Milano: rimpatriato un incensurato senza avvisare l’avvocato

“Non ho avuto modo né di vedere il mio cliente né di approfondire la sua storia. In questo modo, non ho potuto presentare ricorso contro la sua espulsione. Successivamente ho scoperto che non ha precedenti penali”: a raccontarlo è l’avvocata Simona Stefanelli che difendeva un ragazzo trattenuto nel Cpr di via Corelli a Milano che è stato rimpatriato senza che potesse incontrarlo.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nonostante il commissariamento avvenuto alcuni mesi fa, la situazione al Centro di permanenza per il rimpatrio di Milano – finito al centro di un'inchiesta della Procura – non sembrerebbero essere cambiate. La rete di realtà Mai più lager – No ai Cpr, soltanto due giorni fa, ha mostrato le immagini di un ragazzo che barcolla e finisce a terra a causa, probabilmente, di una massiccia dose di medicinali.

E anche per quanto riguarda l'assistenza legale, sembrerebbero esserci diversi problemi. A Fanpage.it, l'avvocata Simona Stefanelli, ha denunciato come sia stato negato il diritto di difesa a uno dei suoi clienti: "Il 22 marzo sono stata nominata difensore di una persona trattenuta all'interno del Centro. Tre giorni dopo, ho chiesto di poterlo incontrare. Mi è stata inviata una e-mail, lungo la quale mi è stato comunicato che non si trovava più nella struttura".

Sorpresa dalla notizia, la legale ha richiesto tutta la documentazione in cui veniva attestata l'espulsione: "Richiesta che non possono negare. Il 27 marzo mi è stato inoltrato quanto richiesto. Ho scoperto che al mio cliente, il 19 marzo, è stato inviato il provvedimento di espulsione. Il giorno successivo l'uomo ha chiesto di nominarmi come avvocato. Il Cpr ha invece inviato la nomina sollo il 22 marzo. Il 26 marzo, invece, è stato espulso".

"Non ho avuto modo né di vedere il mio cliente né di approfondire la sua storia. In questo modo, non ho potuto presentare ricorso contro la sua espulsione. Successivamente ho scoperto che non ha precedenti penali".

Il suo non è un caso isolato: "È successo anche a un mio collega. È capitato che nel giro di pochissime ore, rimpatrino i trattenuti. La legge purtroppo lo consente: il decreto di espulsione, anche se a volte illegittimo, è pur sempre immediatamente esecutivo. Va cambiata la normativa, in modo che si dia il tempo di chiedere al giudice la sospensione. Anche perché molti ragazzi del cpr potrebbero chiedere asilo, ma neanche lo sanno".

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