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Morti per amianto alla Breda, assolti i manager. I colleghi delle vittime: “Legge tutela i potenti”

La Corte d’Appello del Tribunale di Milano ha assolto sette manager della Breda Termomeccanica-Ansaldo nel processo che li vedeva accusati della morte di dodici operai esposti all’amianto nello stabilimento milanese tra gli anni ’70 e il 1985. I giudici hanno stabilito che il comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro nel territorio e le altre parti civili dovranno pagare le spese processuali: “Oltre al danno abbiamo avuto anche la beffa”, spiega a Fanpage.it il presidente Michele Michelino.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il Comitato durante una vecchia manifestazione (Fonte:Facebook)
Il Comitato durante una vecchia manifestazione (Fonte:Facebook)

"Oltre al danno abbiamo avuto anche la beffa": è quanto detto a Fanpage.it da Michele Michelino, il presidente del "Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro nel territorio" in riferimento all'assoluzione dei sette manager della Breda Termomeccanica-Ansaldo, accusati della morte di dodici operai esposti all'amianto nello stabilimento di Milano tra gli anni '70 e e il 1985.

Il Comitato ricorrerà in Cassazione

Ieri mattina, martedì 19 gennaio, la quinta sezione della Corte d'Appello di Milano ha infatti confermato la sentenza di primo grado e ha condannato il Comitato e l'associazione "Medicina Democratica" al pagamento delle spese processuali: "Non sappiamo ancora a quanto ammontano – spiega a Fanpage.it il presidente Michelino – ma tra novanta giorni saranno rese note le motivazioni e lo capiremo. Dopodiché ricorreremo anche in Cassazione". Nel processo, la cui riapertura era stata chiesta dal sostituto procuratore di Milano Nicola Balice e dai legali delle parti civili (tra cui il sindacato Fiom-Cgil), erano stati ascoltati due consulenti tecnici della Procura. Il sostituto pg aveva chiesto condanne tra i due anni e i quattro anni e undici mesi di reclusione per i dirigenti.

Fiom Cgil: Vergognoso che non venga resa giustizia alle famiglie

Richiesta che però non è stata accolta dal tribunale e per il Comitato la decisione dei giudici resta un boccone amaro da digerire. "Noi avevamo denunciato che si usava l'amianto e che dovevano mettere in sicurezza tutti gli ambienti di lavoro perché decine di operai sono morti di mesotelioma pleurico. Sull'argomento – precisa Michelino – c'è una verità processuale e una verità storica che mostra come in questo paese uccidere gli operai per profitto non è reato. Noi ci siamo arrabbiati perché anche questa volta abbiamo trovato la legge a favore dei padroni e dei manager e tutto questo non lo possiamo accettare". Dello stesso avviso anche il sindacato della Fiom Cgil che in una nota stampa sostiene che il ricorso era volta a ristabilire le responsabilità dei vertici aziendali: "Purtroppo ancora una volta non è stato così. Rimaniamo in attesa di leggere le motivazioni, ritenendo comunque vergognoso che non venga resa giustizia alle famiglie che hanno perso i loro cari".

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