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Ragazzi si sfregiano il viso: “Accostamento a Joker pessimo, il lockdown ha amplificato fragilità”

“Il lockdown ha amplificato situazioni di sofferenza, fragilità e rabbia in molti ragazzi”: a dirlo a Fanpage.it è il Procuratore del Tribunale dei minorenni di Milano, Ciro Cascone commentando gli ultimi episodi di violenza tra ragazzi: dai due giovani che si sono procurati sfregi al viso alla maxi rissa a Gallarate.
A cura di Ilaria Quattrone
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Heath Ledger nei panni di Joker (Immagine di repertorio)
Heath Ledger nei panni di Joker (Immagine di repertorio)

"L'accostamento a Joker è davvero pessimo. Nella loro negatività certi personaggi affascinano e non vorrei che qualcuno emulasse dei gesti così assurdi". A dirlo a Fanpage.it è Ciro Cascone, Procuratore del Tribunale per i minorenni di Milano che commenta il caso dei due minorenni ricoverati all'ospedale di Cernusco sul Naviglio, nel Milanese, per essersi procurati degli sfregi al viso. Per il Procuratore il loro caso è emblematico di come il lockdown possa aver amplificato fragilità preesistenti in alcuni ragazzi e possa portare anche a gesti violenti come la maxi rissa che coinvolto un centinaio di ragazzi a Gallarate.

Dottor Cascone, il lockdown ha in qualche modo influito su questa vicenda?

Bisogna fare un passo indietro. Non è tanto il lockdown in sé a provocare episodi simili. Il periodo di isolamento ha infatti amplificato fragilità e sofferenze che c'erano già. Di conseguenza alcune persone arrivano a compiere iniziative fuori dal normale come l'autolesionismo. Quando capita l'episodio, ci interroghiamo su di esso ma questo è sintomatico di un malessere generale.

Tra queste iniziative c'è anche la maxi rissa a Gallarate? 

Sì, perché questo isolamento porta a incamerare sofferenza che poi si trasforma in rabbia. Rabbia che poi può esplodere da un momento all'altro. Sono infatti mancati, e mancano, momenti di quotidianità che portano a un abbassamento di certi livelli di irascibilità. Le sofferenze prolungate fanno male al Paese.

A che tipo di momenti si riferisce?

Alla scuola per esempio. Il fatto di non poterci andare o di non poter svolgere normali attività extra scolastiche, per tanti ragazzi significa chiudersi in prigione. Il lockdown diventa così un momento di isolamento. Abbiamo lamentato sempre che questi ragazzi erano attaccati ai computer, ai telefoni e abituati troppo al mondo virtuale. E adesso, con la didattica a distanza, sono legittimati a isolarsi in quel mondo. Questo è un fallimento per la scuola che non solo è esperienza fisica con gli altri, ma anche un momento di osservazione. Tante segnalazioni di malessere, che adesso non riusciamo a ricevere, li avevamo dalla scuola.

Cosa si può fare per evitare episodi del genere?

Sullo sfondo di quest'emergenza c'è una scarsa attenzione ai ragazzi. Prima del lockdown erano invisibili. Adesso lo sono ancora, ma in questo momento anche loro si sono resi conto della loro invisibilità. E questo non va bene, stiamo parlando del futuro del Paese. E se noi non li tuteliamo abbastanza, che Paese avremo? Vanno messe in campo risorse straordinarie e bisogna capire come correre ai ripari per il futuro. Noi, nel caso dei ragazzi del Milanese, aiuteremo e cureremo le loro fragilità, ma bisogna capire come possiamo prevenirne delle altre.

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