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Milano, con la crisi per il Covid ritorna l’usura: “Grosso movimento di denaro in città”

Mentre per alcuni il problema di Milano sono i senzatetto che sciupano il decoro della città, tra pandemia e crisi economica sempre più persone rischiano di fallire e di finire in strada una volta sbloccate le esecuzioni degli sfratti. O peggio, rischiano l’aiuto di usurai e mafiosi, come spiega Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione antiusura S. Bernardino di Milano.
A cura di Stela Xhunga
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A volte i numeri giocano davvero brutti scherzi. Su un piatto della bilancia c’è l’analisi del sindacato dei bancari Fabi, che mostra che il 52 per cento del totale dei prestiti garantiti erogati dalle banche in Italia da inizio pandemia a metà novembre è finito a quattro Regioni, tutte del nord (Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna) il che significa che il resto della penisola ha dovuto spartirsi il restante 48 per cento. La Lombardia è la Regione che ha chiesto e ottenuto di più: 220.692 domande (17,6 per cento del totale) per 23,3 miliardi di euro erogati. "Evidenti discrepanze", dice il dossier. Sull’altro piatto c’è l’usura, che con il Covid è tornata a Milano. Come è possibile? Nel corso dell’inchiesta sugli sfratti a Milano, Fanpage.it lo ha chiesto a Luciano Gualzetti, che oltre ad essere direttore della Caritas Ambrosiana è anche presidente della Fondazione antiusura S. Bernardino di Milano.

Dottor Gualzetti, c’è un problema di usura a Milano?

Direi di sì. Il Covid probabilmente ha allargato il numero coloro che hanno bisogno di un accesso al credito che non trovano nelle banche o nel credito legale. Inquirenti, forze dell’ordine e osservatori in questi mesi hanno notato un grosso movimento di denaro che arriva in Lombardia.

Da dove arriva il denaro?

In questo momento soprattutto dall’Europa dell’est. Ma immagino che le mafie nostrane non stiano ferme a guardare.

Vero, tendenzialmente le mafie non sono pigre. Che fanno?

Soprattutto al nord, le mafie hanno bisogno e possono infiltrarsi prendendo le imprese per controllare il territorio, favorire il riciclaggio, il traffico di droga. Abbiamo notizie anche di prestiti a tasso zero, che è un paradosso per l’usuraio. Sappiamo che la criminalità organizzata non vuole la restituzione dei soldi, ne ha talmente tanti…

Cosa vuole?

Vuole la vita delle persone, vuole il controllo del territorio, vuole che quella farmacia o quel negozio tenga aperto, però con lo stesso titolare, così quando ho bisogno porti questa borsa piuttosto che questi soldi, questi prodotti, chiamiamoli così, dove dico io.

E pensare che per molti il problema di Milano sono i senzatetto che rovinano il decoro della città.

Se una persona che è costretta o ha scelto di vivere in strada dà fastidio a ‘sto decoro, che non riesco a capire cosa sia, la aiuti invece che spostarla dal centro alle periferie. Questa persona non è un fantasma, è un individuo in carne e ossa, che deve mangiare. Penso che si faccia molto di più per il ‘decoro’ aprendo dei centri, dei servizi, delle realtà di accompagnamento, che spostando le persone come si fa con la polvere sotto il tappeto.

"La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata", lo ha detto il Papa, ma lo aveva già scritto nella sua Enciclica. Lei è il primo direttore laico nella storia della Caritas Ambrosiana. Si sente bergogliano?

Il Papa riprende il Vangelo, non condivido questa tendenza del dibattito pubblico a dividersi tra bergogliani e anti-bergogliani. Dopodiché è vero che questo Papa insiste molto sulla fraternità, l’amicizia sociale e la responsabilità che possiamo giocare all'interno della nostra vita, ma soprattutto insieme, nella nostra comunità, di quartiere, di Comune, di Stato.

Anche di Regione? L'ha saltata.  

La Costituzione ovviamente assegna anche alla Regione delle responsabilità in questo senso.

Ma lei sente pieno sostegno dalla Regione Lombardia?

Sa, a parole son tutti a favore della Caritas perché facciamo tante cose.

Me ne dica una rispetto al tema della casa. 

Negli ultimi anni abbiamo ristrutturato con le nostre risorse immobili della Chiesa cercando di fare un housing sociale riducendo il più possibile l'affitto per aiutare veramente le persone che non avevano reddito.

Lei sa che a Milano ci sono soluzioni di housing sociale dove come requisito per entrare c'è quello di non superare un reddito annuo di 94mila euro?  

Non fatico a crederlo, ho polemizzato con alcune realtà che chiamavano housing sociale abitazioni praticamente a prezzi di mercato. Ecco, diciamo che quello che facciamo noi è housing sociale sociale, per chi non ha le risorse sufficienti per chi non ha risorse per entrare nel mercato immobiliare milanese.

Non che la gestione delle case popolari sia tanto migliore. Da gennaio a settembre 2020 l'Aler ha assegnato poche decine di alloggi, il Comune invece 148, e dà colpa alle modifiche che la Regione ha apportato al bando di assegnazione. In totale meno di 200 alloggi assegnati. Un po' pochi, non crede?

Bisogna rimettere in circolo le migliaia di appartamenti che sono vuoti perché magari sono sotto soglia e bisogna ristrutturarli, si dice che non ci sono i soldi per sistemarli… noi della Caritas possiamo anche trovare fondi, che poi sono quelli dell'5 per mille e di altre donazioni, impegnarci nelle ristrutturazioni, ma serve un piano.

Non vi sentite un po' i supplenti della politica?

Noi incontriamo le persone, cerchiamo di non lasciarle indietro. Tutto qua.

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