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Milano, avvocati penalisti denunciano: “Al Cpr di via Corelli situazione sanitaria esplosiva”

Durante la Giornata mondiale dei diritti umani, gli avvocati della Camera penale di Milano hanno denunciato l’inadeguatezza delle condizioni igienico-sanitarie del Cpr di via Corelli. I penalisti si riferiscono in particolare modo alla gestione dell’epidemia da Coronavirus all’interno del centro per il rimpatrio: “Sono state evidenziate criticità legate alla struttura che non consentono adeguate misure di isolamento in caso di positività”.
A cura di Ilaria Quattrone
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I Centri per il rimpatrio e, in particolare quello di via Corelli a Milano, sono assolutamente inadeguati: a denunciarlo è la Camera penale di Milano in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani. "Il signor Prefetto – chiedono i penalisti milanesi – attraverso gli uffici competenti intervenga per garantire l'adeguatezza dei servizi di assistenza medica e assicurare i fondamentali diritti delle persone".

Nel centro non è garantito l'isolamento in caso di positività al Covid

Gli avvocati fanno riferimento alle condizioni igienico sanitarie adottate soprattutto nella gestione dell'epidemia da Coronavirus: "In relazione alla situazione pandemica attuale, sono state da più parti evidenziate criticità legate alla struttura che non consentono adeguate misure di isolamento in caso di positività". Secondo quanto segnalato da alcuni operatori e associazioni, la scorsa settimana sono stati rilevati dei casi positivi. Le condizioni del Cpr non hanno però permesso un loro isolamento obbligando tutti gli ospiti a sottoporsi alla quarantena: "Gli operatori parlano di una situazione esplosiva che sono costretti a gestire quotidianamente".

Le proteste degli ultimi mesi

La situazione instabile del centro era già emersa durante gli scorsi mesi. Il Cpr di Via Corelli, riaperto a settembre dopo la conversione da centro di identificazione ed espulsione a centro di accoglienza per i rifugiati in transito, è stato scenario di numerose proteste. La prima è avvenuta a ottobre: alcuni migranti avevano svuotato degli estintori, erano saliti sul tetto e avevano danneggiato alcuni mobili. Durante l'agitazione erano rimaste ferite quattro persone. La polizia aveva poi proceduto con l'identificazione e la Procura aveva aperto un'inchiesta. Altre due proteste si sono svolte il 20 novembre e il 6 dicembre. In quest'ultimo caso gli ospiti, esasperati dalle condizioni in cui sarebbero obbligati a vivere, hanno dato fuoco ad alcuni materassi.

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