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Covid 19

Lombardia, tutto bloccato per i tamponi rapidi: non ancora disponibili per medici di base e farmacie

Quella dei tamponi rapidi è una macchina farraginosa che fatica ancora a partire in Lombardia. La Regione aveva annunciato che sarebbero stati disponibili il 3 novembre, ma a medici di base e farmacisti non sono ancora arrivati: “Le farmacie non hanno aree riservate o doppie entrate che possano consentire a chi presenta sintomi di poter accedere al negozio in totale sicurezza, è un problema enorme”, dice a Fanpage.it Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia. Paola Pedrini, segretaria Fimmg Lombardia: “Dovrebbero partire la prossima settimana”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Quella dei tamponi antigenici rapidi è una macchina che fatica ancora a partire: il 31 ottobre il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, li aveva annunciati con grande entusiasmo affermando che il 2 novembre sarebbero stati disponibili sia per studenti e personale scolastico sia per medici e pediatri di famiglia. Nel primo caso, l'ipotesi si è concretizzata con qualche giorno di ritardo: a Milano, per esempio, si è dovuto aspettare il 13 novembre per avere una struttura nel parcheggio di via Novara adibita ai test rapidi antigenici. Nel secondo caso, invece, l'iter è ancora lungo e farraginoso.

Il protocollo d'intesa tra medici e Regione Lombardia deve ancora essere formalizzato

"In linea teorica dovrebbero partire la prossima settimana", spiega a Fanpage.it la segretaria della Federazione italiana medici di medicina generale sezione Lombardia, Paola Pedrini. A mancare infatti è un ulteriore step burocratico: l'accordo collettivo tra i medici e la protezione civile era stato firmato il 30 ottobre, poi il 10 novembre era arrivato il protocollo con Regione Lombardia che adesso – nonostante siano passati 13 giorni –  attende solo di essere formalizzato. "Una volta superato questo scoglio, i test saranno disponibili sia in alcuni studi medici che in spazi esterni. Le varie Ats (Agenzie di tutela della salute) si stanno infatti organizzando per cercarne". La necessità di avere delle strutture esterne agli studi era però emersa fin da prima dell'accordo con la Regione e quindi questa ricerca, avviata in questi giorni, potrebbe causare ulteriori ritardi. La stessa Pedrini, in un'altra intervista a Fanpage.it aveva affermato che molti medici avrebbero fatto dipendere la scelta di aderire al progetto dalla necessità di avere luoghi in cui svolgere i tamponi: "Non tutti infatti hanno degli spazi adeguati in cui eseguirli e fin quando non sarà presentato un progetto adeguato, i medici preferiranno non aderire".

La ricerca di spazi esterni alle farmacie

Quello della sicurezza è un tema caro anche alle farmacie. Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, ha infatti spiegato a Fanpage.it che non tutti i farmacisti hanno spazi adeguati in cui poter eseguire test rapidi: "Le farmacie non hanno aree riservate o doppie entrate che possano consentire a chi presenta sintomi di poter accedere al negozio in totale sicurezza. Questo è quindi un problema enorme considerato che se dovesse esserci un positivo cosa dovrebbe fare il farmacista? Blindare tutto?". E proprio per questo motivo, Regione ha previsto la creazione di gazebo e tendoni fuori dalle farmacie. Anche in questo caso, questa disposizione creerà rallentamenti e ritardi: "Purtroppo bisognerà attendere qualche giorno in più, ma la sicurezza è un elemento imprescindibile che non può essere trascurato". Anche in questo caso, spetterà alle Ats individuare gli spazi e fornire tutte le autorizzazioni e le linee guida ai farmacisti che sceglieranno di aderire al progetto.

Perché sono importanti i test rapidi

L'importanza dei test rapidi è data dalla loro capacità di poter individuare in poco meno di 15 minuti un positivo al Covid-19. Nonostante la loro fallibilità, che rende necessario sottoporre un paziente al tampone molecolare in caso di positività, questi particolari test alleggerirebbero il carico di lavoro delle Ats – specie dove, come a Milano, il sistema di tracciamento è andato in tilt – e la pressione sugli ospedali e pronto soccorso. I lunghi tempi burocratici, necessari per garantire la sicurezza del personale impiegato e dei pazienti no-Covid, rischiano però di tardare la loro messa in campo causando così ulteriori criticità al sistema sanitario lombardo, ancora in estrema difficoltà.

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