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“L’ho uccisa perché mi ha spento la tv”, Sidki confessa l’omicidio della moglie

Bouchaib Sidki, in carcere con l’accusa di aver ucciso a coltellate la moglie di 51 anni Wafaa Chrakoua, agli inquirenti ha spiegato il movente dell’omicidio.
A cura di Giorgia Venturini
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Immagine di repertorio
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Svela il movente dell'omicidio il cinquantanovenne marocchino Bouchaib Sidkiin carcere con l'accusa di aver ucciso a coltellate la moglie di 51 anni Wafaa Chrakoua al termine di una lite nell'appartamento di via Lope de Vega 1, nel quartiere Barona a Milano.

La confessione del presunto omicida

Agli inquirenti l'uomo confessa: "Mi trovavo in casa – le dichiarazioni del marito sono stati riprese da Il Giorno – e stavo guardando la televisione in soggiorno. Ero seduto sul divano, quando mia moglie è rientrata dal lavoro e mi ha spento la tv. Poi ha iniziato a rimproverarmi che stavo tutto il tempo sul divano invece che andare a cercarmi un lavoro".

Poi continua a raccontare cosa è accaduto quel giorno: "Mia moglie ha continuato a urlarmi contro nei minuti successivi dicendomi che avrei dovuto lasciare la casa a lei e ai nostri figli. Poi quando è andata in camera da letto, io sono andato in cucina e ho impugnato il coltello che di solito usiamo per la carne. L'ho trovato che era sul tavolo vicino al forno".

La donna ha chiesto scusa

L'uomo ha così raggiunto la donna che alla vista del coltello, terrorizzata, ha continuato a chiederle scusa. Ma inutilmente: il 59enne ha iniziato a colpirla più volte con il coltello. "Non mi ricordo quanti colpi le ho dato, posso dire però che mi sono accorto che a un certo punto era morta in quanto non urlava più". Pochi minuti dopo l'uomo è pronto a confessare tutto al 112: compone il numero e si dirige verso il vicino Commissariato. Prima chiama il figlio e racconta tutto a lui.

L'uomo dopo ha deciso di costituirsi

Non fa in tempo ad arrivare dagli agenti di polizia che vede una pattuglia dei carabinieri passare vicino a lui così la ferma. Racconta tutto: i militari così iniziano a perquisirlo e lo riportano nel suo appartamento di via Lope de Vega. Qui sul posto erano arrivati già anche i poliziotti della Volante dell’Ufficio prevenzione generale.

Davanti alla casa, l'uomo dice di non voler scendere dall'auto perché si vergognava di vedere in faccia il figlio che aveva chiamato poco prima. L'uomo ora si trova in carcere: il pubblico ministero Sara Arduini, che coordina l'inchiesta affidata alla polizia, deve ancora decidere sulla convalida dell'arresto e la misura cautelare del carcere per il marocchino. Dai primi accertamenti l'uomo maltrattava da tempo la moglie. La donna non aveva mai denunciato.

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