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L’ex fidanzata di Giacomo Bossoli, all’ergastolo per l’omicidio dello zio: “Lo odiava, voleva ucciderlo”

La testimonianza processuale dell’ex fidanzata di Giacomo Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario: l’uomo era scomparso nell’ottobre del 2015.
A cura di Francesca Del Boca
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"Prima o poi lo ucciderò". Così, secondo la testimonianza dell‘ex fidanzata di Giacomo Bozzoli durante il processo, il nipote avrebbe meditato la morte del tanto odiato zio, l'industriale Mario Bozzoli. Fino all'omicidio vero e proprio, avvenuto nell'ottobre del 2015.

Oggi dopo 7 anni, 22 udienze e un anno e mezzo di processo, la Corte d'assise di Brescia ha condannato all'ergastolo Giacomo Bozzoli per l'omicidio premeditato e la distruzione del cadavere dello zio Mario, probabilmente dato alle fiamme nella fonderia di famiglia a Marcheno, in Valtrompia.

La testimonianza dell'ex fidanzata

Davanti alla Corte la donna aveva spiegato che, durante i tempi del loro fidanzamento, terminato nel 2011, in diverse occasioni Giacomo le avrebbe detto che "prima o poi avrebbe ucciso lo zio Mario, lo odiava", descrivendo anche le modalità con cui avrebbe voluto eliminarlo.

Parole che avevano portato Giacomo Bozzoli a denunciare l'ex fidanzata, ritenuta testimone chiave dall'accusa, per falsa testimonianza (denuncia poi archiviata).

Il piano per uccidere lo zio Mario

La ragazza, in incidente probatorio, aveva parlato di un presunto piano criminale che Giacomo le avrebbe descritto durante la loro relazione amorosa. 

"Io avrei dovuto prendere la sua auto, transitare in autostrada così il Telepass avrebbe segnato il passaggio dell’auto e lui avrebbe dovuto aspettare lo zio fuori casa. Si sarebbe procurato stivali di un numero più grande, avrebbe aspettato lo zio e lo avrebbe colpito da dietro a sorpresa", aveva detto in aula. "Poi si sarebbe nascosto nel bosco. Il giorno successivo mi avrebbe chiamato da una cabina telefonica e io sarei dovuta andare a prenderlo".

Le motivazioni della condanna

Una testimonianza che può aver avvalorato la tesi, sostenuta dal giudice, dell‘omicidio premeditato. Ma come sia andata realmente non è ancora dato sapere: per conoscere con certezza le motivazioni dettagliate della condanna all'ergastolo sarà necessario attendere ancora 90 giorni.

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