Legionella nelle case popolari a Milano, un’inquilina: “Mio maritò morì nel 2017, torna l’incubo”

Già di prima mattina gli inquilini dei palazzoni di via Rizzoli, periferia nord orientale di Milano, sono riuniti davanti all'ingresso e si confrontano preoccupati. La legionella si è appena portata via uno dei condòmini, Luigi Gandini, di 91 anni. E altre persone residenti nello stesso stabile sono state ricoverate dopo il contagio.

Un incubo che si ripete, soprattutto per Daniela Grossi, residente in uno dei condomìni di via Rizzoli: "Nel 2017 abbiamo avuto un'altra ondata di legionella – spiega la donna a Fanpage.it – e mio marito l'ha contratta. Aveva un tumore al polmone ed era appena uscito dall'ospedale. Quando ha scoperto di essere positivo sono stati fatti controlli sia all'ospedale Niguarda, dove era stato ricoverato, sia qui. Ed è proprio qui che hanno trovato la legionella".
"Allora era arrivata la protezione civile a portarci l'acqua, perché ce l'avevano tolta per la disinfestazione – continua Daniela -, ma dopo nemmeno un mese mio marito è morto. Il suo corpo era già debilitato e l'infezione gli è stata letale".
"Vediamo condòmini morire o finire in ospedale"
Lidia Reggia vive da quarant'anni in via Rizzoli e il suo appartamento è ai piani alti: "Non mi ero accorta di nulla finché non ho visto altri condòmini finire in ospedale o addirittura morire – racconta a Fanpage.it -. Ai piani superiori manca l'acqua calda da mesi, quindi per noi il rischio è inferiore, perché non c'è il vapore da cui di solito passa la contaminazione, ma la paura c'è, anche perché è già successo in passato".

Un signore accanto a Lidia ci mostra il cartello comparso il 2 luglio sulla porta d'ingresso del palazzo da MM, che gestisce lo stabile. "Vede? Dicono che tolgono l'acqua calda ma non spiegano perché".

I più fragili a rischio
Nei palazzi di via Rizzoli vivono tante persone anziane che, come chi ha già patologie pregresse, sono ancora più esposte al pericolo di conseguenze gravi in caso di infezione da legionella. "Luigi – ricorda Lidia – era ancora arzillo, l'avevo visto giusto una settimana prima che morisse. Certo, aveva come tutti a quell'età i suoi piccoli acciacchi, ma stava bene. Per questo è grande il dolore della figlia che viveva con lui, per lei è difficile accettare che avrebbe potuto passare ancora del tempo con suo padre se non si fosse infettato".
MM ha comunicato di aver avviato mercoledì 2 giugno i "protocolli precauzionali a fronte di alcune segnalazioni giunte nelle scorse ore da parte di alcuni inquilini". Per sicurezza, è stata sospesa l'erogazione dell'acqua calda ed è stata effettuata una disinfezione dell'impianto idrico, in attesa dei risultati delle analisi (che dovrebbero arrivare entro un paio di giorni) per rilevare l'eventuale presenza del batterio nelle tubature. Anche l'Agenzia di Tutela della Salute di Milano ha confermato che "Sono state avviate le indagini ambientali presso lo stabile, al fine di ricostruire l’origine dell’infezione".
"Quello che chiediamo – dicono gli inquilini – è maggiore manutenzione per le nostre case, non vogliamo avere paura a farci una doccia o ad accendere il rubinetto per lavarci le mani"