Le imprese dell’alpinista Marco Confortola contestate anche dall’Himalayan Database: i primi dubbi sollevati dal Cai

Il caso di Marco Confortola, l'alpinista di cui quest'estate il Cai e altri colleghi hanno dubitato dell'impresa da lui annunciata – la scalata del 20 luglio fino alla vetta del monte Gasherbrum, al confine tra Pakistan e Cina – e messo in discussione altre, torna alla ribalta. È arrivato il parere dell'Himalayan Database, l'archivio digitale delle spedizioni alpinistiche sull'Himalaya nepalese secondo cui quattro delle vette dichiarate da Confortola (Makalu, Lhotse, Dhaulagiri e Annapurna) verranno catalogate come disputed, cioè contestate. Il Kangchenjunga invece verrà inserita nel Database come “non riconosciuta”.
Ora l'alpinista ha dodici mesi di tempo per fornire prove decisive, altrimenti gli Ottomila contestati diventeranno ufficialmente “non saliti”. Tutto questo significa che per l’Himalayan Database, "la memoria storica più autorevole dell’Himalaya nepalese, non ci sono elementi sufficienti per validare la vetta" scrive Gianluca Gasca, sul portale del Cai, Lo Scarpone.
Il parere dell'Himalayan Database arriva dopo mesi di confronti, contestazioni e polemiche circa la veridicità o meno di alcune imprese dichiarate dall'alpinista Confortola. Il dibattito, avvenuto l'estate scorsa, verteva su "foto poco chiare, fotomontaggi, immagini provenienti da altre spedizioni, discrepanze nei racconti", spiega sempre Gasca. Per questo l’Himalayan Database "ha aperto un'indagine", per verificare e chiarire quanto diffuso. "Questa mossa dell’Himalayan Database segna un punto di svolta per tutto l’ambiente degli Ottomila: un richiamo alla trasparenza, alla responsabilità e al valore reale delle salite alpinistiche", conclude Gasca.