video suggerito
video suggerito

Le accuse contro Emanuela Maccarani, in aula a Monza per maltrattamenti dopo la denuncia delle Farfalle Azzurre

La denuncia è partita dalle due atlete Nina Corradini e Anna Basta. “Tutte le mattine rimanevamo in mutande, ci mettevamo in fila per salire sulla bilancia. Per tre etti in più mi hanno detto di vergognarmi, ho avuto attacchi di panico e depressione”. Il Tribunale di Monza aveva disposto l’imputazione coatta per maltrattamenti aggravati per l’allenatrice Emanuela Maccarani.
A cura di Francesca Del Boca
15 CONDIVISIONI
Immagine

È iniziata in Tribunale a Monza l'udienza preliminare a carico di Emanuela Maccarani, ex allenatrice della nazionale di ginnastica ritmica accusata di maltrattamenti nei confronti delle "Farfalle" dell'Accademia Internazionale di Desio (Monza): oggi, lunedì 22 settembre, si deciderà quindi se rinviare a giudizio l'imputata, oppure se accogliere eventuali richieste di proscioglimento.

Maccarani, per cui il Tribunale di Monza ha disposto l'imputazione coatta per maltrattamenti aggravati dalla minore età delle sportive, è arrivata in aula accompagnata dal suo avvocato Danila De Domenico, dal marito e dalle atlete Agnese Duranti, Daniela Mogurean e Martina Santandrea, che non hanno però voluto rilasciare dichiarazioni. Oltre al procedimento penale, per l'allenatrice si sono aperti anche dei procedimenti sportivi e federali: Maccarani ha così patteggiato una sospensione di tre mesi per violazione del regolamento sportivo, del codice etico federale e del codice CONI, mentre nel marzo di quest'anno è stata licenziata dal suo ruolo all’interno della Federginnastica dal nuovo presidente, Andrea Facci.

La denuncia della ginnasta Anna Basta: "Mi dicevano sei grassa, fai schifo"

Anna Basta
Anna Basta

L'inchiesta è partita dalla segnalazione delle ginnaste Anna Basta e Nina Corradini, che hanno denunciato di aver quotidianamente subito abusi psicologici, commenti offensivi sul fisico, pressioni sul controllo del peso e umiliazioni e che chiederanno quindi di costituirsi parte civile insieme alle colleghe Beatrice Talamoni e Francesca Mayer. "Tutte le mattine rimanevamo in mutande, ci mettevamo in fila una dietro l'altra, salivamo sulla bilancia e le allenatrici ci segnavano il peso su un quadernino. Non c'erano professionisti a seguire l'alimentazione", aveva raccontato proprio Anna Basta a Fanpage.it. "Hai un pandoro al posto del sedere, hai le guance grosse, sei una cicciona, fai schifo, non ti vergogni?" sarebbero solo alcuni degli insulti che Basta dice di aver ricevuto in quel contesto, e che ha poi riportato agli inquirenti di Monza. "Avevo 16 anni, in età di sviluppo. Le prime parole dure arrivarono dopo aver messo tre etti da una mattina all'altra, ma nessuno è identico ogni giorno. Ho sofferto di depressione e attacchi di panico. Non volevano neanche che bevessi acqua per non ingrassare".

Maccarani: "Il mio metodo? Allenamento sportivo di alto livello"

Immagine

Tutte accuse respinte al mittente dall'allenatrice. "Al momento le dichiarazioni di alcune ginnaste non rappresentano una prova provata. Io non le pesavo e non ero presente in quei momenti, per cui queste frasi offensive non posso averle pronunciate io", ha spiegato Emanuela Maccarani. "Metodi troppo duri? È solo l'allenamento di alto livello, lo giudico dai risultati e dalla longevità di alcune ginnaste che sono rimaste con me tantissimi anni: un sistema sportivo adottato dal 90 per cento di tutti gli allenatori in Italia e nel mondo", sempre le sue parole. "Nel tempo poi sono stata in grado di adeguarmi, sono state tante le generazioni che si sono avvicendate. Se ci sono state ragazze che per motivi tecnici non ce l'hanno fatta a rimanere con questo metodo, che è il metodo sportivo di alto livello e non è il metodo Maccarani, è per fattori individuali".

15 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views