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Latitante di ‘ndrangheta arrestato: si era affacciato fuori dal balcone

Antonio Saraco era ricercato da sette mesi. Era stato condannato in via definitiva a 10 anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ritenuto vicino alla cosca Gallace-Gallelli, non è escluso che abbia trascorso parte della latitanza anche all’estero.
A cura di Enrico Spaccini
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La squadra mobile della Questura di Catanzaro lo stava cercando da sette mesi. Antonio Saraco, il principale imputato 70enne nell'ambito dell'operazione antimafia ‘Italica Free Boat', è stato arrestato ieri, martedì 3 gennaio, nell'appartamento della palazzina popolare via Sarpi a Milano. Il latitante è stato riconosciuto da un agente della squadra mobile che lo ha visto affacciarsi dal balcone durante un servizio di perlustrazione.

Il balcone della palazzina in via Sarpi

Il blitz, con la collaborazione dei colleghi della Questura di Milano e degli uomini della polizia scientifica della direzione centrale Anticrimine, è avvenuto alle 12. Durante la perquisizione del suo appartamento, è stato rinvenuto una carta d'identità spagnola sulla quale sono in corso degli accertamenti. Non è escluso che Saraco lo abbia usato per spostarsi fuori dall'Italia.

Ritenuto vicino alla cosca Gallace-Gallelli, era stato condannato in via definitiva dalla Corte d'Appello a 10 anni di reclusione per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L'imprenditore avrebbe, infatti, imposto il pizzo a una società modenese. La sentenza è stata poi confermata dopo il rigetto del ricorso proposto davanti alla Corte di Cassazione.

L'ordine di carcerazione e la latitanza

L'esecuzione dell'ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Catanzaro avrebbe dovuto essere eseguito nel maggio del 2022, ma Saraco si era sottratto facendo perdere le sue tracce.

Negli ultimi giorni le ricerche si erano concentrate in particolare nei quartieri di Quarto Oggiaro e Vialba, nell'hinterland milanese. Grazie alle intercettazioni, gli uomini coordinati dal procuratore Nicola Gratteri sapevano che si sarebbe spostato a breve in un altro rifugio con l'appoggio di alcuni calabresi residenti in Lombardia.

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