La madre di Fausto Tinelli, ucciso a Milano insieme all’amico Iaio: “Conosco la verità da sempre, cerco giustizia”

La Procura di Milano ha aperto un nuovo fascicolo sull'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo "Iaio" Iannucci, i due 18enni uccisi a colpi di pistola in via Mancinelli a Milano, nei pressi del centro sociale Leoncavallo, il 18 marzo del 1978. Le indagini, coordinate dai pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti, ripartono da alcuni volantini dattiloscritti all'epoca, dalle parole di alcuni testimoni appartenenti al mondo della destra eversiva e dalle perizie balistiche. Danila Angeli, madre di Tinelli, non cerca più la verità: "La so da 47 anni", ha detto, "cerco giustizia".

Angeli oggi ha 87 anni, e presto ne farà 88, ma ricorda ancora cosa accadde il 18 marzo del 1978. Come ha raccontato nelle interviste rilasciate a Repubblica e La Stampa, quello era il giorno del suo anniversario di matrimonio e aveva inviato a cena suo figlio Fausto e il suo amico Lorenzo, per tutti Iaio. "Erano in ritardo. ‘Strano', mi dicevo, perché mio figlio era un orologio svizzero sugli orari", ha ricordato Angeli. Poco dopo, in casa sua arrivarono i poliziotti. "Mi chiesero: ‘Dove abita Fausto Tinelli'. E salirono su per perquisire la casa". Solo in ospedale le dissero che suo figlio era stato ucciso.
Fausto e Iaio erano due studenti e frequentavano lo storico centro sociale Leoncavallo, che dal 1975 svolge attività politica e culturale di autogestione. Mentre rincasavano, in via Mancinelli sarebbero stati raggiunti da tre persone che li uccisero esplodendo otto colpi di pistola Beretta. I bossoli non sono mai stati trovati.
"Due giorni prima era stato rapito Aldo Moro, vedevo i servizi frequentare il mio palazzo perché di fronte c'era un covo delle Br", ha raccontato ancora Angeli: "Si voleva sviare l'attenzione del Paese dal rapimento Moro. Il loro omicidio ha fatto rumore, al funerale c'erano 150mila persone". Secondo la madre di Tinelli, gli esecutori di suo figlio sarebbero "senz'altro gente dell'estrema destra, tre killer venuti da Roma su commissione, con la foto di mio figlio, non sapevano neanche chi fosse".
L'indagine ancora una volta si concentra su Massimo Carminati, Mario Corsi e Claudio Bracci, al tempo appartenenti a movimenti di estrema destra. "Sulla porta mi scrissero: ‘Ramelli è vendicato‘", riferendosi allo studente morto nel 1975 in seguito a un'aggressione di alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia: "Fausto era un bambino quando è stato ammazzato Ramelli. Mio figlio e Iaio erano due ragazzi innocenti. Spero solo di non ricevere altre coltellate, altro dolore, altre delusioni".