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Infermieri aggrediti: “La carenza di personale ci espone a troppi rischi, la Regione fa finta di niente”

Non sono pochi i casi di aggressioni negli ospedali. Negli ultimi giorni sono stati tre gli infermieri aggrediti. “Chiediamo a Regione Lombardia più personale, invece i colleghi sono sempre gli stessi”, denuncia a Fanpage.it il sindacato delle Professioni Infermieristiche (Nursind).
A cura di Giorgia Venturini
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In pochi giorni in Lombardia tre infermieri sono stati aggrediti mentre erano di turno in pronto soccorso. È successo a Lodi: qui il compagno di una paziente ricoverata ha dato una testata a un infermiere dopo aver gridato in mezzo alla sala "la mia compagna sta soffrendo". L'infermiera era impegnato in un'altra visita quando si è visto avvicinarsi l'uomo. È successo a Gallarate: nella notte tra sabato e domenica un paziente è arrivato in pronto soccorso dopo essere stato coinvolto in un incidente. Una volta in ospedale ha aggredito due infermieri con calci e pugni, soccorsi e dimessi con giorni di prognosi. "Le aggressioni è un problema che continua a esserci. Chiediamo a Regione Lombardia più personale, invece i colleghi sono sempre gli stessi", denuncia a Fanpage.it Donato Cosi del sindacato delle Professioni Infermieristiche (Nursind).

Perché tutte queste aggressioni?

Si tratta di un rischio quotidiano dettato soprattutto dalla carenza di personale e anche da altri doversi fattori. Ma anche dall'aspettativa dei pazienti di avere servizi in tempi che magari non sono possibili in un pronto soccorso. Ad esempio, un codice bianco non può avere la precedenza sui codici più gravi. Queste aggressioni sono dovute anche dalla mancanza di rispetto da parte di alcuni cittadini nei confronti degli operatori sanitari in generale. Non capire che noi infermieri siamo lì a prestare assistenza a chiunque, porta i pazienti ad agire in maniera aggressiva (sia verbale che fisico). E questo non fa altro che impedire lo svolgimento corretto della nostra attività.

Negli infermieri c'è preoccupazione?

Certo. In tutti i reparti e servizi. La paura di essere aggrediti non è solo una paura, purtroppo è reale. Essere esposti alle aggressioni ormai è un dato di fatto. I colleghi sono veramente preoccupati. Tante sono le situazioni a rischio: spesso i troppi minuti di attesa ma anche una notizia improvvisa per i parenti, come un decesso o un ricovero inatteso che può scatenare una rabbia incontrollata verso medici e infermieri.

Quali sarebbe la soluzione per evitare questa violenza? 

Sicuramente una delle prime azioni è avere una maggiore presenza del corpo di vigilanza, anche se non annullerebbe il problema ma lo limiterebbe. E soprattutto più personale perché se l'ira spesso è scaturita dalle lunghe attese. Quindi l'aumento del personale potrebbe ridurre i minuti in sala d'aspetto.

Dopo l'aggressione l'operatore sanitario denuncia?

Qui sorge un altro problema. Spesso chi è aggredito viene lasciato solo rispetto alle possibili ripercussioni da parte di chi viene aggredito. È infatti l'operatore sanitario che deve denunciare, non l'azienda ospedaliera. Da tempo chiediamo che siano le aziende a fare una denuncia di tipo penale contro questi aggressori.

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