Indagati l’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi e il sindaco Beppe Sala: cosa succede ora in Comune

Prima l'assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi. Poi direttamente il sindaco Beppe Sala, ambedue iscritti sul registro degli indagati dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, coordinati dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano. Sono i membri della giunta di centrosinistra travolti dall'ultima tranche della maxi inchiesta della Procura sull'urbanistica a Milano, che ora più che mai fa tremare le fondamenta di Palazzo Marino.
E così, dopo le dimissioni a marzo di Guido Bardelli (non indagato) a seguito della diffusione delle sue chat private con il dirigente comunale arrestato Giovanni Oggioni, un altro terremoto può mutare gli equilibri dell'amministrazione guidata dall'ex manager di Expo. E se l'addio di Tancredi, per cui i pm hanno recentemente chiesto i domiciliari per abuso dei poteri di assessore alla Rigenerazione Urbana del Comune di Milano e violazione dei doveri di ufficio di terzietà e imparzialità rispetto ai lavori della Commissione per il Paesaggio, sembra ormai scontato (e richiesto in primis dal Pd), il resto è tutto ancora da definire.
L'ipotesi più probabile, al momento, è quella della conservazione a tutti i costi. Le prossime elezioni del 2027 sembrano lontanissime, e l'obiettivo è quello di arrivare compatti (o quasi) all'appuntamento di inizio 2026, quelle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina che saranno (dovevano essere?) il fulcro e fiore all'occhiello del secondo mandato di Beppe Sala, già pronto a guardare fuori Milano fino alla politica nazionale proprio grazie alla spinta propulsiva di un grande evento internazionale dopo Expo. L'idea in campo? Quella di ridistribuire la pesantissima delega sulla Rigenerazione Urbana di Tancredi a un altro assessore, verosimilmente il neo-nominato dem Fabio Bottero che ora ha quella all'Edilizia Residenziale Pubblica, o al profilo più tecnico di Emmanuel Conte, fedelissimo di Sala che già dopo le dimissioni di Bardelli si è trovato responsabile del Piano Casa (altra questione su cui Sala sta puntando gli ultimi anni da sindaco di Milano). Nessuna nomina d'emergenza, insomma, e nessun ingresso lampo in vista nella giunta. Il gioco resta a bocce ferme.
Uno scenario che, però, al momento sembra solo una debole speranza, ovvero quella che l'inchiesta della Procura si fermi qui. Ma cosa succederebbe, in caso contrario, se le accuse, gli avvisi di garanzia si moltiplicassero, se i cantieri strategici della città (Villaggio Olimpico all'ex Scalo Romana in primis) si bloccassero come già accaduto a circa 150 costruzioni cittadine? Nonostante le forti resistenze, la possibilità di sciogliere la giunta e andare a elezioni anticipate non sarebbe da scartare a priori. Una strada rischiosissima, con i Giochi olimpici alle porte e tanti tavoli ancora aperti, su cui una buona parte del Partito Democratico frena con decisione: il rischio di buttare via in un colpo solo anni e anni di amministrazione è alto, chiaramente, e attualmente non c'è nessuna intenzione di sfiduciare Sala.
Ma c'è anche un'altra parte della maggioranza che già inizia a spingere per segnare un cambio di passo (e di equilibri politici, spostandoli più a sinistra), forte del fatto che il centrodestra sia al momento completamente impreparato a elezioni anticipate e in fondo non in grado di puntare il dito contro il "sistema ambrosiano" dell'urbanistica: basti pensare al fatto che, fino a qualche mese fa, il nome più gettonato tra gli esponenti della minoranza per prendere il posto di Beppe Sala era quello di Regina De Albertis presidente di Assimpredil-Ance. La possibilità, dunque, sembra non essere esclusa a priori. Tutto dipende ora dai magistrati.