Urbanistica a Milano, sequestrato il cantiere Unico-Brera: 27 indagati, case in vendita da 660mila euro

Nella giornata di oggi, giovedì 11 dicembre 2025, la guardia di Finanza di Milano ha sequestrato un palazzo in zona Brera nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione dell'urbanistica nel capoluogo meneghino. I militari del nucleo di polizia economico finanziaria hanno eseguito un provvedimento disposto dal giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini su richiesta dei pubblici ministeri Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici coordinati dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano. Il complesso sequestrato è il progetto "Unico-Brera", dei costruttori Carlo e Stefano Rusconi con la Rs srl, che si trova in via Anfiteatro al civico 7. Appartamenti e abitazioni di lusso, compresi in due edifici di quattro e undici piani per oltre 34 metri, 27 appartamenti e 45 abitanti potenziali, su un'area che dal 2006 era completamente vuota dopo che è stato demolito un palazzo del Settecento.
La Procura di Milano ha iscritto al registro degli indagati ben 27 persone, che sono accusate di abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso. Tra le contestazioni ci sarebbe sempre la sottostima degli oneri di urbanizzazione e un illecito aumento delle cubature e dei volumi della torre.
Il progetto nasce dopo che nel 1999, il Comune aveva approvato un progetto per costruire case popolari. Nel 2007 sono stati abbattute due strutture del Settecento per poi arrivare a questo progetto di realizzazione di case di lusso, da quattro e undici piani che sarebbero stati autorizzati con una Scia e non con un permesso di costruire con l'annesso piano attuativo. Uno dei progettisti sarebbe Marco Emilio Cerri, un ex componente della commissione per il Paesaggio che, sempre nell'ambito dell'inchiesta, è stato destinatario di un'interdittiva per falso. Lo stesso è stato già al centro di una discussione arrivata al Consiglio di Stato dopo la presentazione di alcuni ricorsi da parte dei residenti del quartiere. Nel 2021, il Consiglio però diede ragione alla società costruttrice.
I lavori si sarebbero dovuti completare nel 2025. Il prezzo di partenza di queste 27 abitazioni – sarebbero un bilocale, due trilocali, un appartamento su più livelli e 23 monolocali – era fissato a "660mila euro" con incrementi in base alle caratteristiche dell'appartamento. Stando a quanto scoperto dagli investigatori, nelle pratiche edilizie, il progetto "è dichiarato non soggetto alle norme di prevenzione incendio" quando invece avrebbe dovuto esserlo soprattutto avrebbe dovuto essere soggetta alla normativa che riguarda i palazzi alti più di 24 metri. Sembrerebbe inoltre che alcuni documenti legati alla pratica del cantiere, siano stati eliminati dal sito del Comune.
Come già specificato, questo nuovo sequestro si inserisce nell'inchiesta più ampia sulla gestione dell'urbanistica a Milano che, da diversi mesi, ha portato al sequestro di diversi altri cantieri. I pubblici ministeri, così come riportato nel provvedimento del gip, hanno fatto riferimento all'azione di "gruppi di pressione che controllano le operazioni immobiliari più lucrative e che operano attivamente per assicurare il mantenimento di tale sistema" escludendo chi non ne fa parte e impedendo "che l'azione del Comune venga ricondotta sui binari del rispetto del territorio e della legalità". Sempre per gli inquirenti, in questo gruppo ci sarebbero stati l'ex direttore dello Sportello Unico per l'edilizia Giovanni Oggioni e l'ex dirigente comunale del settore urbanistica Franco Zinna.
E proprio su Oggioni, i pm sostengono che, fino a quando era in servizio come funzionario pubblico del Comune "esercitava contemporaneamente la mattina presso il Sue (dove dirigeva le riunioni di staff con i dirigenti e funzionari, suoi subordinati, a cui dettava insegnamenti) e il pomeriggio presso il tavolo C'è Milano da Fare, in cui sedeva e discuteva di regolamento edilizio, Pgt e interventi immobiliaristi, con immobiliaristi e loro progettisti". E lo avrebbe fatto in uno stato costante di conflitto di interessi e "sempre a favore dell'incremento delle volumetrie e dei minimi oneri per l'operatore privato e negando la vigenza dei minimi inderogabili standard di legge, sottostimando gli interventi e la loro onerosità".