Incendio all’Ortomercato di Milano, arrestato il responsabile: il rogo potrebbe essere stato commissionato

Potrebbe essere stato commissionato il rogo che la notte del 20 marzo scorso ha distrutto alcune strutture dell'Ortomercato di Milano. Nei giorni scorsi è stato arrestato un uomo di 59 anni, Giovanni Oliva, accusato di incendio doloso per aver bruciato ben due capannoni. Sembrerebbe però che il presunto autore – che al momento si trova ai domiciliari – non avesse un reale motivo per appiccare le fiamme, salvo che qualcuno non gli abbia chiesto di farlo.
Sul caso indagano i carabinieri della compagnia Porta Monforte e del Nucleo Investigativo. I militari sono coordinati dalla procuratrice aggiunta Bruna Albertini e dalla pubblico ministero Maria Cristina Ria. Il 59enne è dipendente da anni di una cooperativa che opera con i propri muletti all'interno del mercato. È stato incastrato dalle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso il suo arrivo.
Quella notte avrebbe scaricato i bancali, li avrebbe cosparsi di benzina e poi gli avrebbe dato fuoco. Le fiamme hanno distrutto il capannone gestito dalla società "Maia orto frutta" e quello dell'imprenditore titolare dell'Orto di Jack. Quest'ultimo aveva ottenuto parte degli spazi dalla Maia orto frutta ed è titolare anche della ditta "New gala frutta srl".
Stando a quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, nei momenti successivi al rogo, i militari avevano sentito entrambi gli imprenditori di Maia orto frutta e dell'Orto di Jack. I due non avevano nascosto i sospetti reciproci. L'imprenditore di Maia Orto frutta avrebbe citato alcune discussioni avute con il collega. Gli investigatori stanno analizzando anche il cellulare dell'uomo arrestato.
Subito dopo il rogo, ci sarebbero quattro tentativi di chiamate con il titolare di una società che si occupa di ortofrutta e che avrebbe sede nella provincia di Lecco. Alle 2.33 sarebbero riusciti a parlare: il dispositivo di questo imprenditore sarebbe stato localizzato proprio in zona Ortomercato quando il 59enne era già a casa in provincia di Pavia. Gli inquirenti stanno indagando anche i contatti tra i due.
Al vaglio anche un movimento di soldi effettuato dal 59enne. La mattina del 20 marzo avrebbe emesso un assegno circolare di 140mila euro, che quattro giorni dopo vengono versati dalla moglie su un nuovo conto.