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Bermuda e sandali in tribunale a Varese: “Non siamo al mare”

Tanti i casi in cui imputati e testimoni si presentano davanti al giudice con un abbigliamento poco consono, tra pantaloncini corti e sandali. “Dite ai vostri assistiti che non ci si presenta così in tribunale”, la reprimenda agli avvocati.
A cura di Francesca Del Boca
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Foto di repertorio
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"Non si può venire in tribunale come se fossimo al mare". Così è finita una delle ultime arringhe di una magistrato, nel palazzo di giustizia di Varese. Nel mirino, imputati e testimoni vestiti con sandali, calzoncini corti e maglietta. Non era la prima volta. "Per favore, dite ai vostri assistiti che non ci si presenta in un'aula di tribunale così", era infatti sbottato un avvocato, sempre per lo stesso motivo, solo qualche giorno prima. Un classico dell'estate, o una tendenza degli ultimi tempi?

Il primo caso è avvenuto durante un processo per una lite in strada. Quando è stato chiamato a deporre il testimone, si è presentato un ragazzo in bermuda e maglietta, con tanto di tatuaggi bene in vista su ogni centimetro delle braccia. "Devo mettere la mascherina?", ha chiesto. "No, ma se si veste in modo adeguato a un’aula di tribunale è meglio", ha ribattuto il pm Davide Toscani.

La seconda reprimenda, invece, se l'è presa direttamente un imputato, a processo per maltrattamenti in famiglia e violenza. E quando si è seduto davanti alla giuria, in bermuda di jeans e sandali, il presidente Cesare Tacconi gli ha fatto notare che forse non era l’abbigliamento consono all’occasione. "Ditelo ai vostri assistiti, che non ci si presenta così".

Un problema che ad ogni stagione calda si ripropone: non sempre è facile, evidentemente, trovare una sintesi tra la freschezza e il decoro sul posto di lavoro. E chi soffre parecchio il caldo, proprio non ce la fa. O è una questione di tempi che cambiano, e di costumi che si rilassano?

Il decoro a scuola

Tema che si puntualmente si pone anche tra i banchi di scuola, oltre che sul posto di lavoro. Quest'anno, il caso emblematico è stato quello di un istituto a Dalmine, in provincia di Bergamo: qui gli studenti dell'Istituto Statale di Istruzione Superiore Luigi Einaudi sono insorti contro una circolare scolastica che vietava espressamente di indossare pantaloni al ginocchio e abiti corti.

La motivazione, l'afa mortale delle aule in un maggio dalle temperature fuori controllo. "I pantaloncini corti sono comunque decorosi, e ci aiuterebbero a sopportare meglio il caldo in classe". La risposta della preside: "C'è un regolamento, ma si può anche rivedere. In ogni caso, i ragazzi devono essere abituati fin da subito ad atteggiamenti non volgari, educati e rispettosi anche nell'abbigliamento".

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