video suggerito
video suggerito
Omicidio di Giulia Tramontano

“Impagnatiello avvelenò Giulia Tramontano per farla abortire, non per ucciderla”: le motivazioni della sentenza

La Corte d’Assise d’Appello di Milano, confermando l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello, non ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione. Lo scopo dell’avvelenamento con il topicida, per i giudici, sarebbe stato “l’aborto del feto” e non “l’omicidio della madre”
A cura di Francesca Del Boca
1.672 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Aver somministrato il topicida per sei mesi alla fidanzata incinta Giulia Tramontano avrebbe avuto come unico scopo quello di causare un aborto spontaneo e dare "una drastica soluzione" al figlio che la donna aspettava e che il compagno "identificava come un problema per la sua carriera, per la sua vita".

Queste sono le motivazioni con cui lo scorso 25 giugno la Corte d'Assise d'Appello di Milano, pur confermando l'ergastolo per Alessandro Impagnatiello, non ha riconosciuto l'aggravante della premeditazione. Lo scopo dell'avvelenamento, per i giudici, sarebbe stato quindi "l'aborto del feto" e non "l'omicidio della madre", dal momento che "non vi sono" prove che "consentano di retrodatare il proposito" dell'ex barman dell'Armani Cafè di eliminare la compagna al settimo mese di gravidanza rispetto al giorno in cui "con furia rabbiosa" l'ha colpita con 37 coltellate nell'appartamento che i due condividevano a Senago (Milano). "Che Alessandro Impagnatiello abbia accarezzato l'idea di sbarazzarsi della compagna quando fu informato della gravidanza di lei è ipotesi congetturale, che non ha alcun sostegno indiziario, e non lo ha perché, molto semplicemente, non è rispondente al vero storico", scrivono i giudici di secondo grado nelle motivazioni.

Stando a quanto accertato dalle indagini, il 32enne aveva somministrato alla fidanzata bromadiolone (veleno per topi) e altre sostanze tossiche (ammoniaca, cloroformio) sciolte di nascosto in acqua minerale e tisane calde per almeno sei mesi, dal dicembre 2022 (quando aveva digitato sui motori di ricerca del web Come avvelenare un feto e gli effetti del veleno per topi su una donna incinta) a pochi giorni prima dell'omicidio, avvenuto il 27 maggio 2023: l’autopsia, addirittura, ha rilevato la presenza del componente chimico sia nel sangue della 29enne che in quello del feto, con un evidente incremento delle dosi nell’ultimo mese e mezzo.

"Mi sento drogata", scriveva infatti Giulia a un'amica, mentre con la madre lamentava via messaggio il cattivo sapore dell'acqua minerale in bottiglia. "Ho troppo bruciore di stomaco, sono uno straccio", digitava la donna negli stessi giorni in cui Impagnatiello acquistava un flacone di cloroformio stabilizzato con amilene, tossico e altamente irritante, con una mail e un conto PayPal creati apposta per l'occasione sotto il falso nome di Andrea Valdi. "Io volevo solo provocare un aborto a Giulia, non farle del male", aveva spiegato lo stesso Impagnatiello in aula, incalzato dalla pm Alessia Menegazzo. "Le ricerche sul web? Pura curiosità". 

1.672 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views