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Il sindaco Gori a Fanpage.it: “Bergamo zona arancione, abbiamo chiesto un confronto al Governo”

“Abbiamo chiesto al Ministero della Salute un confronto per capire se ci sono le condizioni affinché Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona possano diventare zone arancioni”. Così a Fanpage.it il sindaco di Bergamo Giorgio Gori in merito ad una limitata diffusione del contagio da Covid in questa seconda ondata.
A cura di Filippo M. Capra
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La suddivisione dell'Italia in più fasce, dalla gialla alla rossa, in base al livello di criticità della seconda ondata di Coronavirus che sta investendo il Paese, è stata accolta con favore dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori. "Trovo più adeguato l'ultimo Dpcm che stabilisce i parametri in base ai quali le Regioni possono essere classificate per gravità del contagio e quindi dover adempiere a certe misure – ha dichiarato a Fanpage.it -. Mi sembra un modo più prevedibile per ridurre o aumentare la criticità di un territorio".

Gori: Chiesto confronto con il Ministero per Bergamo zona arancione

Non solo a livello nazionale, però, perché, come spiegato dal primo cittadino orobico, "anche porzioni sub regionali possono ricadere in questo schema, l'importante è che ci sia trasparenza sui dati". Dunque, all'interno della Lombardia zona rossa, potrebbero nascere zone arancioni o, addirittura, gialle. "Così forse riusciamo a evitare il lockdown generale che l'Ordine dei medici nazionale sollecita", suggerisce Gori, ricordando che "l'impressione che abbiamo dalla lettura, che però forse è superficiale, dei ricoveri e dei decessi, ci dice che c'è una parte della Lombardia, quella più colpita in primavera, che in questo momento è in una situazione più gestibile". Per questo il sindaco di Bergamo, d'accordo con i primi cittadini di Brescia, Mantova e Cremona, hanno "chiesto di conoscere questi dati e avere un confronto con il Ministero per capire se ci sono queste condizioni". L'ultima parola, però, spetterà al ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Rendere più flessibili le regole nei territori meno colpiti si può, ma la decisione deve essere supportata da dati certi.

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