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Sgombero del centro sociale Leoncavallo

Il Leoncavallo proverà a comprare la sua sede di via Watteau: “La nostra storia non può essere condotta altrove”

Il Leoncavallo ha comunicato con una nota il suo tentativo di acquistare la sede storica di Via Watteau. L’assemblea del prossimo 22 ottobre servirà per nominare degli ambasciatori che hanno il compito di esplorare tutte le possibilità di sopravvivenza del luogo.
A cura di Matteo Lefons
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Foto da LaPresse
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Il Leoncavallo proverà ad acquistare la sua sede storica di Via Watteau. Dopo lo sgombero dello scorso 21 agosto il centro sociale è rimasto senza sede e senza grandi alternative. Nella nota pubblicata sul sito si legge: "Dobbiamo fare di tutto affinché via Watteau rimanga la sede del centro sociale. Già alcuni spazi e gli archivi sono oggetto di tutela, ma il Leoncavallo è un luogo vivo, la sua storia non può essere inscatolata e condotta altrove. Se le istituzioni della Città e del Paese non sono state capaci di acquisire lo spazio di via Watteau per il Leoncavallo, sarà il Leoncavallo che acquisirà lo spazio di via Watteau per la città e per il Paese".

Il futuro del centro sociale dipenderà dall'assemblea del prossimo 22 ottobre all'Arci Bellezza: verranno nominati degli ambasciatori col mandato di esplorare tutte le varie possibilità di sopravvivenza della sede o di possibili alternative. Le strade sono tutte percorribili: occupazione di spazi pubblici o privati, donazioni, comodato gratuito, affitto o acquisto. "Dunque – prosegue la nota – teniamo aperte tutte le strade. Facciamo una mappa di tutti spazi occupabili. Verifichiamo la possibilità di partecipare a bandi che non siano chiacchiere e perdite di tempo. Sondiamo, se ci sono, la possibilità di ottenere spazi in donazione, in comodato o in affitto".

Il Leoncavallo resta una risorsa di Milano e non un peso, come in molti credono. La nuova vita del centro sociale inciderà su ciò che vuole essere la città nel futuro. Sottolinea la nota: "Gli spazi sociali autogestiti hanno creato, e continueranno, certo, a creare qualche problema agli amministratori e, a volte, agli abitanti della città, ma sono stati una risorsa collettiva preziosa, un patrimonio al quale nessuna città può rinunciare. Senza gli spazi sociali autogestiti le città sarebbero un monumento al grigiore, alla tristezza e all’infelicità, oltre che un sentiero lastricato di disuguaglianze e di sfruttamento".

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