Il giorno dopo gli scontri durante lo sciopero per Gaza a Milano, una commessa: “Ho pensato solo a salvarmi”

Pezzi di legno, sampietrini staccati a bordo strada, vetri rotti, resti dei contenitori di fumogeni e un segnale stradale coperto dalla scritta: "Free Gaza". Sono questi i segni che si trovano lungo via Pisani e all'interno della stazione centrale di Milano, dove ieri – 22 settembre – hanno avuto luogo gli scontri tra la polizia e un gruppo di manifestanti alla fine dello sciopero per Gaza.
Fanpage.it è tornata il giorno dopo sul luogo in cui si sono consumate le proteste per documentare quello che è rimasto e ascoltare le testimonianze di due persone che lavorano nelle vicinanze e hanno subito gli effetti di quanto accaduto.

"Abbiamo sentito rompere i vetri, le urla delle persone e poi abbiamo visto i fumogeni e siamo dovuti uscire", mi ha spiegato la dipendente di un negozio che si trova all'interno della stazione centrale, esattamente davanti alle vetrate che sono state rotte dai manifestanti per lanciare fumogeni all'interno e provare a rompere il blocco della polizia.
"Siamo andati nei piani alti – dove si trovano i binari – sperando che la cosa non si estendesse. Quella è stata la preoccupazione principale, perché sopra c'era tanta gente". Le proteste, infatti, si sono svolte quando diverse persone si trovavano all'interno della stazione per lavorare o prendere un treno: "L'impatto è stato forte, poi non ci pensi perché devi salvarti tu. Io ho due bambine, quindi il mio punto focale sono state loro, dover tornare a casa da loro", ha raccontato.

Gli scontri, iniziati all'interno della stazione, sono proseguiti lungo via Vittor Pisani, dove si trovano le sedi di diverse aziende e locali. Qui sono stati lanciati cestini della spazzatura in ferro battuto, sampietrini, pezzi di ferro o di vetro e fumogeni a cui la polizia ha risposto con lacrimogeni. Il tutto è successo davanti agli occhi dei commercianti e della gente che casualmente passava da quella strada.

"A un certo punto è proprio degenerato tutto […], hanno preso la base dei nostri menù per lanciarli contro la polizia", ha raccontato a Fanpage.it una ragazza che lavora all'interno di un bar che si trova sotto i portici di via Pisani, "Noi poi ci siamo barricati dentro proprio perché stavano cominciando a lanciare lacrimogeni, sassi. Siamo rimasti chiusi dentro per un'oretta e mezza, quasi due". Ore in cui ci sono stati "attimi di paura", anche perché a un certo punto al quarto piano di un edificio della via ha preso fuoco il balcone di un appartamento.
"Quello che è successo ieri era uno sfogo, non era più manifestare", ha concluso. Il problema, hanno spiegato entrambe, non è la manifestazione, che fino alla stazione centrale è stata pacifica: "Manifestare sì, dire la propria opinione sì, essere contro le guerre assolutissimamente sì, ma non così. Mettendo a ferro e fuoco una stazione non si risolve niente".