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Opinioni

Il giallo della morte di Fabio Friggi a casa dell’amica Chiara Molinari: tutti i punti oscuri

Perché per risolvere il giallo di Trivolzio (Pavia) sono fondamentali le analisi dei Ris, svolte con l’utilizzo del luminol e la tecnica forense della Bloodstain Pattern Analysis.
A cura di Anna Vagli
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Fabio Friggi
Fabio Friggi

Un nuovo giallo avvolge la provincia di Pavia. Quello relativo alla morte di Fabio Friggi. Il quarantaquattrenne è stato trovato cadavere e con il cranio fratturato venerdì 18 agosto in una casa in via delle Orchidee a Trivolzio, dove vive l'amica, Chiara Molinari. La donna, immediatamente sentita, ha riferito alla polizia di aver trovato il corpo dell’uomo nel cortile esterno, dopo aver passato la notte insieme.

La ricostruzione però non convince gli inquirenti, dal momento che sarebbero essere state rinvenute alcune tracce di sangue all'interno della casa. In una zona lontana dal presunto punto di caduta dell’uomo. In proposito, sarà l’autopsia a chiarire se le lesioni evidenziate al cranio siano o meno compatibili con una caduta dalle scale. Certo è che nei prossimi giorni i Ris torneranno nella villetta di via delle Orchidee per chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto.

Insomma, ancora tutti, o quasi, i punti oscuri della vicenda. Quel che è certo è che la risoluzione del giallo passerà prevalentemente attraverso le analisi scientifiche. Soprattutto dalle evidenze derivanti dall’utilizzo del luminol e dall’analisi delle macchie di sangue. Unitamente ai dati risultanti dai tabulati telefonici e dalle riprese delle telecamere di video sorveglianza. Andiamo con ordine.

Che cosa è successo a Fabio Friggi?

Per chiarire cosa è successo davvero al netturbino la notte in cui è morto è fondamentale il nuovo sopralluogo dei Ris nell’abitazione. Da tale prospettiva, tramite il luminol, una sostanza chimica capace di reagire in trenta secondi, sarà possibile capire se la presunta scena del crimine sia stata l’abitazione o il cortile esterno. Quello in cui è stato ritrovato il cadavere. Difatti, il sangue latente, così chiamato perché lavato e quindi non visibile, viene sempre evidenziato proprio mediante questo tipo di reagente. Il cui utilizzo è semplicissimo. Così come altrettanto agevoli sono i risultati forniti. È infatti sufficiente spruzzarlo sulla scena dove si suppone possano esserci delle tracce di sangue e poi spengere le luci. Dopodiché, nel caso in cui vi siano tracce ematiche, in quei trenta secondi il luminol le evidenzia facendole reagire alla luce ultravioletta.

La Bloodstain Pattern Analysis

Il passaggio successivo, per stabilire dove e se Friggi è stato ucciso, è quello di analizzare le macchie di sangue isolate. Ciò avviene per mezzo di una particolare tecnica forense, la Bloodstain Pattern analysis. Quest’ultima, attraverso lo studio della disposizione delle macchie di sangue sulle superfici, è in grado di stabilire se c’è stata una colluttazione. E dunque se l’operatore ecologico è stato eventualmente colpito prima o dopo essere caduto a terra. Se l'aggressione è avvenuta frontalmente o alle spalle. Ma si tratta di una tecnica utile anche per fornire informazioni sull’arma utilizzata.  Stando a quanto emerso in tema di lesioni al capo, è verosimile ipotizzare che nel caso di specie possa essersi trattato di un corpo contundente. La Bpa servirà quindi soprattutto per stabilire, ammesso che di omicidio si sia trattato, se la scena del crimine è stata l’abitazione, con conseguente trascinamento del corpo, oppure se il delitto si è consumato nel cortile. In questo senso, dirimente è la distribuzione delle macchie di sangue sulla superficie. Proprio la distribuzione, infatti, potrà suggerire se il corpo di era in movimento. E cioè se è stato trascinato esattamente nel punto in cui è stato ritrovato. Oppure se il presunto delitto si è consumato all’esterno dell’abitazione.

Omicidio o caduta occidentale?

Per risolvere il giallo di Pavia è fondamentale anche l’esatta definizione dell’orario della morte. L’esame medico legale non è in grado di fornire l’ora esatta in cui quest’ultima si è consumata, ma può indicare con precisione il lasso temporale in cui si è verificata.

Quindi, già da questo si potrà capire se effettivamente l’amica Chiara ha allertato i soccorsi nell’immediatezza della morte di Friggi o se ciò è avvenuto in un momento successivo. E di quanto successivo. Da quel che è emerso sino ad oggi è abbastanza verosimile che l’ipotesi omicidiaria non sia così remota. In primis, per i tipi di accertamenti disposti. Difatti, le indagini si basano sul principio di economia procedimentale. In questo senso, i nuovi accertamenti sono sicuramente giustificati da elementi solidi. Forse, proprio l’ispezione cadaverica può aver fornito questi indizi. Chiaramente in ordine alle lesioni riscontrate al capo di Friggi.

Chi è Chiara Molinari?

Chiara Molinari e Fabio Friggi si conoscevano da anni. La prima è più giovane del secondo di vent’anni. Ed in passato, quando lei era ancora minorenne, lo aveva denunciato per molestie. Una vicenda però caduta nel vuoto dato che i due avevano comunque continuato a frequentarsi. Certo è che, considerato il periodo storico, laddove si sia trattato di un episodio di violenza, non si capisce perché la Molinari non ne dovrebbe denunciare l’accaduto. Considerato il momento storico e l’attenzione che si presta ad episodi del genere.

Le telecamere di video sorveglianza

Le telecamere del comune di Trivolzio hanno registrato diversi spostamenti della Panda di Friggi nelle sue ultime ore di vita. Dettagliatamente, nella giornata di giovedì 17 l'auto si è diretta a Trovo, a soli tre chilometri di distanza. Per poi giungere a casa di Molinari alle 19. Poco prima della tragedia, intorno all'una e mezza di notte, c'è stato un rapido viaggio di andata e ritorno a Trovo. L'auto è stata trovata parcheggiata davanti a casa Molinari. L’auto dell’uomo, insieme a quella di Chiara e di sua madre, che era in vacanza al momento dei fatti, è stata sequestrata. I risultati più importanti, a mio modo di vedere, arriveranno dalle analisi dei Ris.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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