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Il caso dell’ex consigliere comunale accusato di aver maltrattato le figlie: revocata la responsabilità genitoriale

Revocata la responsabilità genitoriale per l’ex consigliere comunale di Brescia Baldwinder Singh e la moglie accusati di maltrattamenti nei confronti delle figlie.
A cura di Ilaria Quattrone
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Baldwinder Singh, 49 anni, di origine indiana e residente a Brescia da 24 anni, è l'ormai ex consigliere comunale del centro destra Brescia Civica che è accusato di maltrattamenti nei confronti delle figlie femmine. Oltre lui, anche la moglie dovrà rispondere delle stesse accuse. Entrambi sono accusati di aver fatto vivere le figlie in uno stato di umiliazioni e vessazioni fin dal 2005. La Procura nelle prossime settimane dovrebbe chiudere le indagini e chiedere il processo. Nelle ultime ore è stata data notizia che il tribunale dei minori di Brescia ha deciso di revocare a entrambi la responsabilità genitoriale. La misura arriva dopo che alla coppia è stato applicato il braccialetto elettronico proprio per rimanere a distanza dalle vittime, che adesso si trovano in una struttura protetta.

Partiamo dal principio. Lo scorso marzo è stata data notizia delle accuse notificate al consigliere comunale e alla moglie. A far partire le indagini, è stata una segnalazione fatta dalla scuola frequentata dalla figlia minore, che aveva confidato a un'insegnante le violenze subite. Anche il figlio maggiore della coppia, un ragazzo di 26 anni, è accusato di aver violentato sessualmente una sorella. Per i primi due, la pubblico ministero Marica Brucci ha disposto il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. Per il terzo gli arresti domiciliari. Singh – che ha sempre negato le accuse – poi si è dimesso dall'incarico di consigliere, ma solo dopo diversi appelli arrivati da tutti gli schieramenti politici e la minaccia di espellerlo da parte del suo gruppo.

Il 16 giugno, le due ragazze sono state ascoltate dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brescia con la formula dell'incidente probatorio. Erano presenti anche la psicologa Stella Di Milia e i legali di parte civile, Luigistelio Becheri e Germana Giacobbe, e della difesa, Federico Scalvi e Elena Ferrari. Hanno raccontato di aver subito violenze per il loro modo di vestire, per aver disubbidito o non aver pronunciato in modo corretto alcune parole italiane. La più piccola ha detto di essere stata picchiata perché avrebbe indossato una maglia attillata. E ha poi detto di aver registrato alcuni audio di minacce e violenze. La maggiore ha poi confermato le accuse nei confronti del fratello.

Ha anche detto che il padre avrebbe minacciato di ucciderla "se non avessi rispettato le regole di casa". O, ancora, da bambina sarebbe stata chiusa fuori sul balcone "in mutande per non essere  riuscita a dire in italiano ‘tapparella' e ‘ventilatore'".

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