Perchè i graffiti del Leoncavallo non possono essere rimossi: Sgarbi li definì “La Cappella Sistina contemporanea”

Quando ieri mattina gli uomini della Polizia e dei Carabinieri sono entrati al Leoncavallo per sgomberarlo, lo stabile di via Watteau era vuoto. A differenza degli altri 133 tentativi di sfratto, il blitz di ieri non era stato programmato ufficialmente. Il sindaco Giuseppe Sala non ne sapeva nulla e Milano era ridotta a quello che rimane di ogni città ad Agosto: poco o nulla. A guardare la sfilata di caschi e scudi antisommossa attraverso le stanze del Leoncavallo c'erano soltanto creature non umane, immobili e disarmate: mostri informi, animali fantastici, facce e linee disegnate sulle pareti con colori accesi.
Il Leoncavallo non era solo un incubatoio di musica e cultura, ma anche di arte. Una tana affrescata che nel 2006 Vittorio Sgarbi, storico dell'arte e all'epoca assessore alla cultura del Comune di Milano, definì "La Cappella Sistina contemporanea", annunciando il desiderio di farne un museo.
Il vincolo della Soprintendenza sui graffiti: vietato coprirli o distruggerli
Nel maggio del 2023 arrivò il riconoscimento ufficiale: la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Comune di Milano (un organo territoriale del ministero della Cultura) riconobbe il valore storico e artistico dei graffiti di via Watteau e li sottopose a un vincolo di legge. Da quel momento i graffiti del Leoncavallo sono tutelati dal Codice dei beni culturali (art. 11 e 50) e per questo non possono essere coperti, distrutti o rimossi dai muri dello stabile senza l'autorizzazione della stessa Soprintendenza. Fu una decisione storica per l'epoca, uno dei primi riconoscimenti della street art da parte della più importante istituzione culturale pubblica nazionale.
Perché i graffiti del Leoncavallo sono così importanti per la storia della street art
La tutela della Soprintendenza riguarda, nello specifico, i graffiti presenti nei seminterrati del Leoncavallo, uno spazio chiamato DaunTaun. É in questa "città di sotto" che si trovano alcune delle testimonianze più vecchie di street art in Italia. Molti dei graffiti risalgono al 2003, quando il Leoncavallo ospitò l'ultima edizione dell'Happening Internazionale di Arte Underground (HIU).

In quell'occasione il festival organizzò il primo evento pubblico di street art in Italia, accogliendo artisti come Pao, Robot INC, Abbominevole, Sea Collective, Microbo, Bo130, l'X, Vandalo, Ozmo, TAZ Movement e Plank, nomi che sarebbero diventati importanti sulla scena street art italiana. Nel 2009 DaunTaun venne chiuso al pubblico e questo permise la conservazione dei graffiti, preservandoli dalla stratificazione tipica della street art avvenuta negli altri spazi del Leoncavallo.
La riscoperta della città di sotto
Il percorso che portò al vincolo della Soprintendenza cominciò poi nel 2020, quando il ministero della Cultura chiese a INWARD, Osservatorio sulla Creatività Urbana, di svolgere approfondimenti sull'arte presente in città. Il team dell'organizzazione riaprì i seminterrati di DaunTaun scoprendo e approfondendo il patrimonio storico di street art italiana custodito in quegli spazi. É a questo punto che gli esperti mettono a fuoco l'importanza dei graffiti del Leoncavallo, tanto che nel 2021 avviano, insieme ai rappresentanti del centro sociale, un'operazione di restauro. Due anni dopo, il 17 aprile 2023, ci fu la prima visita ufficiale della Soprintendenza e il mese successivo l'ufficializzazione del vincolo con una lettera inviata dalla Soprintendente a INWARD e al Leoncavallo.
