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Hayati Aroyo ucciso e bruciato a Sesto San Giovanni, la donna fermata per l’omicidio: “Non ho provato pietà”

La donna fermata insieme a due uomini per aver ucciso e dato fuoco al 62enne Hayati Aroyo a Sesto San Giovanni (Milano) ha scritto in una chat di non aver provato pietà per la vittima. I tre lo avrebbero ucciso per impedirgli di diffondere un video intimo della donna.
A cura di Alice De Luca
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"Avevo paura di provare pietà ma non l'ho provata. Quando guardavo era per vedere se provavano qualcosa ma nulla". Lo si legge in una chat di Whatsapp scritta da V.P., la donna 36enne fermata per l'omicidio di Hayati Aroyo, il 62enne italo turco ucciso e poi bruciato il 23 luglio in un appartamento a Sesto San Giovanni (Milano). La conversazione, agli atti dell'inchiesta, è con l'esecutore materiale del delitto, E.S., 33enne di origine albanese. Insieme a loro è stata indagata e fermata anche una terza persona, un uomo italiano di 38 anni, compagno della donna.

I tre complici, fermati con l'accusa di omicidio aggravato e rapina, si sono conosciuti su una app di incontri e sono tutti residenti a Busto Arsizio. Secondo gli investigatori sarebbero loro che scorso luglio hanno ucciso Aroyo con 30 coltellate, per poi cercare di disfarsi del corpo dando fuoco all'appartamento in via Fogagnolo, a Sesto San Giovanni, dove l'uomo stava trascorrendo i mesi estivi occupando la casa che risultava affittata uno studente fuori sede. Stando a quanto ricostruito dai pm, i tre lo avrebbero ucciso perché temevano che possedesse e potesse diffondere un video intimo della donna, che però al momento non è ancora stato trovato.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, la donna, che aveva un appuntamento con Aroyo, è entrata per prima nella casa e ha lasciato la porta aperta all'albanese, che ha fatto irruzione nell'appartamento e ha colpito il 62enne con una trentina coltellate. Nel frattempo il marito della donna faceva da palo fuori della casa. Poi hanno portato Aroyo sul letto, l'hanno cosparso di candeggina, e hanno dato fuoco al corpo e all'appartamento.

L'attività investigativa della Squadra Mobile di Milano, coordinata dalla Procura di Monza, si è avvalsa anche dei movimenti della carta di credito della vittima. Dopo l'omicidio, infatti, la donna con altre persone ha tentato di utilizzare le carte in alcune sale scommesse e altri esercizi pubblici. Dall'appartamento della vittima gli aggressori hanno sottratto anche denaro, carte di pagamento, un tablet e un telefono cellulare, pensando che il video fosse custodito negli apparecchi elettronici.

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