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Guida per 900 chilometri per uccidere la moglie che aveva chiesto il divorzio: condannato a 12 anni

Costanzo Carlone è stato condannato a 12 anni di reclusione per il tentato omicidio della moglie, Maria Tisti. Lei aveva chiesto il divorzio e lui, da Bari, l’aveva raggiunta a Limbiate con l’intenzione di ucciderla.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Il 56enne Costanzo Carlone è stato condannato con rito abbreviato a 12 anni di reclusione. Uscito dal carcere, dovrà trascorrere altri tre anni in libertà vigilata. Lo ha deciso la gup Lorenza Pasquinelli, che non ha riconosciuto alcuna attenuante all'imputato. Accusato del tentato omicidio della moglie, la giudice ha invece confermato le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dei motivi abietti.

L'aggressione in un parcheggio a Limbiate

Erano le 4 del mattino del 3 marzo 2022 quando Carlone ha colto di sorpresa alle spalle sua moglie, Maria Tisti, in un parcheggio di via Trieste a Limbiate (in provincia di Monza e della Brianza). La donna, 50enne, lavora come guardia giurata e a quell'ora stava uscendo di casa per andare al lavoro.

Carlone avrebbe in un primo momento tentato di strangolarla, per poi colpirla con calci e pugni. Poco dopo avrebbe tirato fuori un coltello e l'avrebbe accoltellata più volte al torace e alla testa. La 50enne, secondo quanto ricostruito, è riuscita a salvarsi urlando e attirando, così, l'attenzione di un vicino di casa che ha chiamato i carabinieri.

I militari hanno trovato la donna sull'asfalto agonizzante e, dietro una siepe, Carlone con mani e vestiti ancora sporchi di sangue. "Voleva la separazione, mi aveva lasciato giù tutti i figli, senza curarsene più", avrebbe detto ai carabinieri. A dicembre, infatti, Tisti aveva chiesto ufficialmente il divorzio.

"Se rimani viva non dire a nessuno che sono stato io"

Manovale barese incensurato, il 56enne era partito dalla Puglia con l'intenzione di uccidere sua moglie. "Finalmente ti ho preso, adesso ti devo vedere morire", le avrebbe urlato lui mentre la colpiva. Come si legge dal capo di imputazione, le aveva messo "un cappello di lana" davanti a naso e bocca per non farla respirare. "Se rimani viva non dire a nessuno che sono stato io".

Tisti, alla fine, è sopravvissuta veramente. Nel processo si è costituita parte civile e ha ottenuto una provvisionale di risarcimento da 30mila euro.

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