Gli incendiano 14 tir e lui si rivolge alla ‘ndrangheta, condannato per tentata estorsione

Si è presentato spontaneamente al cercare di Opera, a Milano, il giorno successivo a quello in cui la sentenza è diventata definitiva. Il 24 gennaio, infatti, la Cassazione ha confermato la condanna a 2 anni e 8 mesi per il 58enne Antonio Settembrini per tentata estorsione nei confronti di Giuseppe Papaleo. Rimandato a casa militari il 26 gennaio. Secondo quanto ricostruito dalle indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo con la Dda di Brescia, avrebbe chiesto aiuto a un clan della ‘ndrangheta per ottenere protezione da Papaleo.
I 14 tir incendiati
L'inchiesta era nata dai fatti accaduti il 6 dicembre 2015. Quella notte, 14 tir della Ppb trasporti nel settore dei prodotti ortofrutticoli vennero incendiati a Seriate, in provincia di Bergamo. Settembrini, che era titolare dell'azienda, pensò subito che l'autore potesse essere il suo rivale Papaleo, amministratore all'epoca della Mabero s.r.l.
Per il rogo, Papaleo, 53enne di Crotone ma con casa a Predore, fu condannato a 8 anni in appello. Stando alle intercettazioni, però, è emerso che Settembrini aveva chiesto aiuto al giro che faceva capo a Carmelo Caminiti, il presunto boss della ‘ndrangheta deceduto in carcere nel settembre del 2020 dopo tre mesi di sciopero della fame.
Il giro di fatture false
Sia Settembrini che sua moglie, Francesca Puglisi (53 anni) erano già ai domiciliari con obbligo di dimora a Seriate. L'accusa è di aver fatto parte di un'associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale. In quel caso, il 58enne si era rivolto alla cosca degli Arena si Isola Capo Rizzuto per cercare imprenditori compiacenti destinatari di fatture false, le quali avrebbero consentito alla Ppb di ottenere dalla banca di Seriate anticipi per svariate decine di migliaia di euro.