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Giulia, travolta da un pirata della strada: “Danni da pagare e auto da rottamare. Io ferita, lui a piede libero”

È il 22 febbraio 2025 quando l’auto su cui sta viaggiando Giulia Sorrentino viene travolta. A più di due mesi di distanza il responsabile non è ancora stato identificato. Sorrentino, invece, è rimasta ferita e costretta a rottamare l’auto e a pagare i danni. La lettera di denuncia della lettrice a Fanpage.it.
A cura di Giulia Ghirardi
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Sono all'incirca le 3 del mattino del 22 febbraio 2025 quando l'auto su cui sta viaggiando Giulia Sorrentino viene travolta all’incrocio tra via Castaldi e via Settala a Milano. A più di due mesi di distanza il responsabile non è ancora stato identificato. Sorrentino, invece, è rimasta ferita e costretta a rottamare l'auto e a pagare i danni. La lettera di denuncia della lettrice che ha scritto a Fanpage.it per raccontare la sua storia.

"Alle 3 del mattino del 22 febbraio 2025, stavo raggiungendo il mio ragazzo. Poco dopo, ho sentito il rumore della mia auto accartocciarsi. Il mio ginocchio ha ceduto. La mia mente, anche. Un’altra macchina mi ha colpita all’incrocio tra via Castaldi e via Settala a Milano. Non ha rallentato. Non si è fermata. Ha sgommato e se n’è andata, lasciandomi lì, in mezzo alla strada. Da quel momento, sono diventata un numero. Una pratica aperta, una delle tante. Ma io non sono un modulo. Né un numero di protocollo. Sono una persona che è rimasta chiusa dentro una macchina distrutta, mentre la gente fuori restava a guardare, che ha aperto da sola una portiera piegata dal metallo, e che è uscita in piedi, sotto choc.

Nonostante fossi nel giusto, con l’alcol test negativo, a causa dell’urto ho colpito altre due auto in sosta. I danni alla mia macchina erano tali da doverla demolire: l’assicurazione non copriva l’intera somma e io non potevo coprire la differenza. Ma il danno peggiore non è stato solo materiale: ho riportato una lesione al ginocchio e dovrò affrontare terapie coperte solo in parte. Il resto sarà a mio carico. Lo choc è stato tale da togliermi per giorni anche la voglia di guidare, io che ho la patente da vent’anni, zero incidenti con colpa, parcheggio e guido sicuramente meglio di quel codardo. La polizia locale è intervenuta e ha fatto i rilievi, ma il responsabile è ancora a piede libero. In una zona come Porta Venezia, piena di telecamere pubbliche e private, mi è stato detto che l’unico video disponibile riprende l’impatto, ma non consente di identificare la targa: troppo distante per risultare utile.

Eppure, la dinamica è lampante: Il veicolo in fuga ha proseguito lungo via Settala e non poteva che svoltare a destra su viale Vittorio Veneto. Lì c’è una telecamera, all’altezza del civico 18A, che inquadra anche via Lazzaretto, dove si trovano ulteriori impianti, inclusi quelli privati del Carrefour Express, ben visibili su Google Street View già dal 2023. A oggi, non mi risulta che sia stata concessa la visione dei filmati, proprio quelli che potevano essere utili all’identificazione del veicolo. Quella notte, tanti occhi hanno visto, tranne quelli apposti dalle istituzioni a favore della prevenzione della criminalità, la gestione del traffico e la sicurezza in generale. Vien da chiedersi se queste telecamere siano davvero strumenti utili alla sicurezza o semplici comparse mute di una città che fa finta di vedere.

Ho fatto tutto ciò che dovevo: ho seguito l’iter burocratico, presentato i documenti, scritto agli uffici competenti. A breve depositerò anche un esposto alla Corte dei Conti, per chiedere conto di come vengono spesi i soldi pubblici destinati alla nostra sicurezza. Ad oggi – 1° maggio 2025 – sono ancora in attesa di ricevere il verbale del mio incidente. Le Forze dell’Ordine, fanno quello che possono con gli strumenti che hanno. Le istituzioni invece? Acquistano e appaltano servizi di sorveglianza che non funzionano oppure non guardano dalla parte giusta. Nel comunicato ufficiale del Comune di Milano del 12 dicembre 2021, si celebra l’investimento di 3 milioni di euro per rinnovare la rete di video sorveglianza, con quasi 2.000 telecamere attive collegate alle Forze dell’Ordine e alla Prefettura. L’assessore alla Sicurezza parlava di "controllo attivo nei quartieri", di una rete "utile alla prevenzione e al contrasto del degrado". Una rete che sulla carta è efficiente e si attiva con precisione per le sanzioni, ma che si dissolve nel silenzio proprio quando dovrebbe proteggere chi subisce. È inaccettabile.

Sono una cittadina vittima  – purtroppo non l’unica – di un pirata della strada e di un sistema che troppo spesso ci lascia soli, e il fatto che io sia ancora viva non giustifica le mancanze di chi dovrebbe proteggerci, non lasciarci sul ciglio di iter burocratici infiniti e risposte che non arrivano mai. Scrivo questa lettera perché certe storie vanno condivise, soprattutto quando parlano anche per chi oggi non può più farlo proprio a causa di un pirata della strada. Perché in una città che promette sicurezza, nessuno dovrebbe restare solo tra il silenzio e l’asfalto.

Infine, a te che quella notte mi hai colpita: Mi chiedo se tu ti sia interrogato sul contributo che un uomo senza coscienza né dignità possa dare alla società, o su quale educazione potrai trasmettere ai tuoi figli, se ne hai o ne avrai. Hai colpito, sei scappato e hai lasciato una persona – per mia fortuna – molto diversa da te in mezzo alla strada, come se niente fosse. Non ti sei fermato, non hai chiesto aiuto, non ti sei nemmeno degnato di guardare quello che avevi fatto, come se fosse del tutto normale. Anzi, hai accelerato, sei scappato e ti sei nascosto, come fanno gli scarafaggi quando vedono la luce. Hai distrutto un’auto nuova, acquistata con fatica, e mi hai lasciato addosso un danno fisico e mentale che sto ancora cercando di gestire come meglio posso. La giustizia, a volte, non vede. Ma il peso delle azioni resta, e sono certa che un giorno la vita ti presenterà il conto. Io non so chi tu sia. Ma tu, chi sono io, puoi leggerlo in questa lettera".

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