Franco Bernardo, trovato morto strangolato in Moldavia: dall’omicidio alle indagini della Procura di Como

Franco Bernardo, 62enne di Cerano Intelvi (Como), è stato trovato morto strangolato il primo giugno del 2023 nella casa della compagna Svetlana Botas, 57 anni, a Soroca, in Moldavia. Sul caso il tribunale di Chisinau ha aperto un fascicolo per indagare sull'accaduto e ha iscritto nel registro degli indagati la compagna dell'uomo con l'accusa di omicidio volontario. Nel mentre, come accade ogni volta che vengono commessi crimini che coinvolgono cittadini italiani all’estero, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per indagare sull'accaduto, ma ora la competenza è stata trasferita alla Procura di Como dove il sostituto procuratore Antonio Nalesso si occuperò del caso procedendo per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dal legame parentale.
Il viaggio in Moldavia e la morte di Bernardo
I due si erano conosciuti mesi prima in un albergo in cui entrambi lavoravano nel Comasco e nel maggio del 2023 Bernardo e Botas avevano deciso di andare insieme in Moldavia, Paese d'origine della donna, per acquistare un'auto. Dopo un viaggio a Chisinau, la coppia aveva cenato a casa di lei. Botas aveva raccontato che quella sera Bernardo aveva consumato un'ingente quantità di alcol e che lo aveva ritrovato privo di sensi a terra in giardino. Trasportato in ospedale, il 62enne era deceduto quella stessa notte. Dal giorno della partenza la famiglia di Bernardo non aveva più avuto sue notizie. Fino a quando Botas ha telefonato all'ex moglie del 62enne per informarla che era morto alcuni giorni e che avrebbe dovuto farle avere 100mila euro per organizzare il rimpatrio della salma.
Le contraddizioni della compagna
I famigliari di Bernardo hanno contattato il Consolato tramite il proprio legale per verificare il decesso di Bernardo e procedere, così, per il rientro della salma in Italia secondo le normali procedure. In breve, si è però scoperto che Bernardo sarebbe arrivato al pronto soccorso dell'ospedale con alcune ferite che ne hanno provocato la morte. Questa, insieme ad altre contraddizioni, hanno portato Botas al centro di un'inchiesta moldava. La 56enne aveva, infatti, raccontato che il 62enne si era sentito male dopo aver mangiato e bevuto quando era in giardino. All'arrivo del referto medico, quando è stata evidenziata una lesione all'osso del collo di Bernardo, la donna ha modificato la versione della storia parlando di una brutta caduta che avrebbe provocato il colpo e quindi la morte. Inoltre, dopo l'autopsia eseguita a Como, sono emersi segni di pressione sul collo dell'uomo che la 56enne ha spiegato essere dovuti ai vari tentativi di salvargli la vita. In quel momento, gli inquirenti avevano giudicato credibile la versione della donna, mandandola a giudizio con l'accusa di "privazione della vita per imperizia", una sorta di omicidio colposo.
L'accusa di omicidio volontario
Su richiesta dell'avvocato Eduard Digore, che assiste la famiglia della vittima, il Tribunale di Soroca aveva però sospeso le udienze disponendo nuovi accertamenti sul corpo di Bernardo. Una successiva autopsia ha poi confermato i sospetti iniziali: la morte sarebbe avvenuta per "asfissia meccanica" mediante compressione del collo, tramite l'utilizzo di un oggetto "largo o allungato", forse addirittura un cappio. Alla luce dell'esito della nuova perizia eseguita dall'anatomopatologo Giovanni Scola, il tribunale ha dato 30 giorni di tempo alla Procura per riformulare il capo di imputazione per Botas: non più "privazione della vita per imperizia" ma, più verosimilmente, omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal legame parentale sul quale ora indagherà la Procura di Como alla quale è stata trasferita la competenza del caso.