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Esce dal carcere il 46enne arrestato a Brescia per terrorismo: “Nessuna radicalizzazione né autoaddestramento”

Lo scorso marzo un 46enne di Barghe (Brescia) era stato arrestato e portato in carcere per addestramento e attività con finalità di terrorismo anche internazionale. Il Tribunale del Riesame, però, lo scorso 10 aprile ha disposto la sua scarcerazione perché non sarebbe stata ravvisata “alcuna radicalizzazione ideologica”.
A cura di Enrico Spaccini
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Il Tribunale del Riesame di Brescia ha disposto la scarcerazione per il 46enne arrestato lo scorso marzo con l'accusa di addestramento e attività con finalità di terrorismo anche internazionale. Secondo il Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Perugia e dalla Sezione antiterrorismo della Digos di Brescia l'uomo, un operaio italiano con origini marocchine residente a Barghe (in provincia di Brescia), sarebbe stato iscritto ad alcuni gruppi WhatsApp riconducibili allo Stato islamico e avrebbe cercato su internet istruzioni per fabbricare armi artigianali. Per il giudice del Riesame, però, non risulterebbe "alcuna radicalizzazione ideologica e tanto meno è individuabile una progressione in un percorso di autoaddestramento".

L'indagine era stata aperta dalla Procura di Perugia poi, quando il gip del capoluogo umbro ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 46enne, il fascicolo era stato trasmesso ai colleghi di Brescia per competenza territoriale. Gli investigatori si erano concentrati su alcune attività online che sarebbero avvenute a partire dal novembre del 2023. Era emerso che il 46enne si era iscritto ad alcuni WhatsApp riconducibili allo Stato islamico a cui era possibile accedere solo su invito. Inoltre, durante una perquisizione, sarebbero stati trovati fogli con frasi sul martirio e la guerra santa.

Per l'indagato era stata disposta la custodia cautelare in carcere, anche se si dichiarava innocente. Il suo difensore, l'avvocato Giovanni Brunelli, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame e ha ottenuto la sua scarcerazione lo scorso 10 aprile. Come spiegato dal provvedimento, la "condotta" del 46enne avrebbe confermato il suo "permanente interesse" per tematiche come quella "dell'islamismo radicale e combattente", tuttavia non ci sarebbero prove di una "traduzione, nemmeno accennata, di tale ideologia in atti che si vorrebbero sorretti da finalità terroristiche".

In più, le indagini si sarebbero concentrate su fatti risalenti "a un anno e mezzo" fa e quella condotta, "circoscritta ad un paio di mesi", era stata poi "volontariamente interrotta" dallo stesso indagato. Per questo motivo, il giudice del Riesame ha deciso che la custodia cautelare del carcere non fosse idonea a questo caso.

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