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Emergenza Covid, l’ospedale di Cremona pronto alla seconda ondata: “Ci aspettiamo una ripresa”

“Nei prossimi mesi ci aspettiamo una ripresa, un ulteriore incremento del numero di casi”: così dice a Fanpage.it il primario dell’Unità operativa di Malattie infettive dell’ospedale di Cremona, Angelo Pan. “Il virus non è sostanzialmente mutato, ma è diventato più aggressivo in termini di trasmissibilità. La situazione a oggi è relativamente tranquilla, ma siamo molto preoccupati”. La direzione sanitaria sta lavorando per affrontare la seconda ondata di Covid-19 con una riorganizzazione strutturale e un piano di emergenza modulare. Questa volta, però, le “armi” sono affilate: “Siamo in grado di affrontare il contagio, prima rispetto alla precedente epidemia – commenta il Direttore sanitario, Rosario Canino -, ma la nostra guerra contro il Covid-19 non è ancora finita”.
A cura di Valeria Deste
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L’ospedale Maggiore di Cremona, dal primo di agosto, è diventato Covid Hub. La direzione sanitaria sta lavorando per affrontare la seconda ondata di Sars Cov2 con una riorganizzazione strutturale e un piano di emergenza modulare. “Noi ci auguriamo di non ritornare a vivere lo tsunami che ci ha travolti nel mese di marzo – spiega il Direttore sanitario, Rosario Canino, a Fanpage.it -, ma il virus c’è, è ancora in circolazione e siamo consapevoli che la nostra guerra contro il Covid-19 non è ancora finita”.

Primario Pan: Ci aspettiamo una ripresa, un incremento del numero dei casi

Anche il primario dell’Unità operativa di Malattie infettive, Angelo Pan, si dice convinto che nei prossimi mesi si registrerà un nuovo incremento di casi.  “Dalla fine di agosto abbiamo avuto una ripresa progressiva del numero di casi – precisa il primario – Molti sono pazienti giovani che rispondono, proprio perché giovani, bene alle terapie. Abbiamo dovuto trasferire solo uno dei ricoverati in Terapia Intensiva la scorsa settimana”.  Dalle osservazioni epidemiologiche svolte dagli esperti negli ultimi mesi, si evince che “il virus non è sostanzialmente mutato, ma è diventato più aggressivo in termini di trasmissibilità. La situazione a oggi è relativamente tranquilla, ma siamo molto preoccupati. Nei prossimi mesi ci aspettiamo una ripresa, un ulteriore incremento del numero di casi. Difficile fare previsioni quando è in corso una pandemia, la nostra speranza è quella che l’incremento continui a essere graduale e limitato così da riuscire a gestire propriamente i pazienti e non sovraccaricare, come lo scorso marzo, l’ospedale”.

La paura di ripiombare nel recente passato

I timori e le preoccupazioni tra il personale medico e infermieristico dell’ospedale Maggiore sono comprensibili. Qui, l’emergenza sanitaria ha lasciato non poche cicatrici. Ore di lavoro estenuanti, turni infiniti e l’impotenza di non poter salvare tutti. La struttura ha registrato, da fine febbraio a fine aprile, 2500 ricoveri. Il numero di operatori sanitari che hanno contratto il virus nei mesi bui della pandemia è di 363 unità. La provincia di Cremona è stata, per tasso di incidenza, quella più colpita dal virus Sars Cov 2 in tutta Italia. In questa provincia lombarda nel mese di marzo scorso sono, infatti, stati allestiti due ospedali da campo. Uno proprio alle porte del Pronto Soccorso del Maggiore. I ricordi di quei momenti sono scolpiti indelebilmente nella memoria di chi in prima linea c’è stato. E oggi, proprio quei ricordi, tornano. Il monito, che riecheggia inesorabile tra i corridoi del presidio cremonese, è: “Non abbassiamo la guardia: non abbiamo ancora sconfitto il nemico invisibile”.

Armi affinate e strumenti codificati

Questa volta, però, le “armi” sono affinate. “Noi siamo in grado di affrontare il contagio, prima rispetto alla precedente epidemia – continua il dott. Canino – Grazia alla campagna tamponi condotta congiuntamente con l’Ats Valpadana, intercettiamo prima i malati Covid, li isoliamo prima evitando che il virus si propaghi e riusciamo, quasi sempre, a intervenire prima che subentrino complicanze nel decorso della malattia”. Inoltre, anche medici e infermieri che hanno operato in prima linea nei mesi di emergenza sanitaria oggi sanno come intervenire sui pazienti Covid positivi in modo più codificato. “Purtroppo non abbiamo grandi strumenti terapeutici – prosegue il dott. Pan -. Abbiamo più o meno gli stessi farmaci che avevamo all’inizio dell’epidemia: alcuni farmaci utilizzati nelle primissime settimane di pandemia li abbiamo eliminati perché ci siamo resi conto che non erano efficaci. Oggi, però, siamo in grado di usare gli strumenti già sperimentati in modo più rigoroso e preciso. Sappiamo, ad esempio, quanto cortisone utilizzare e quando utilizzarlo”.

Il piano di emergenza

Il padiglione 8 dell’ospedale cremonese, quello che ospita l’unità operativa di Malattie Infettive, sarà il primo a essere impiegato per la cura dei pazienti Covid positivi con 12 stanze singole con posti letto estendibili a 23 unità. Altri 8 posti letto, per pazienti che necessitano di ventilazione non invasiva, sono stati ricavati all’interno del reparto di Pneumologia. Il piano modulare preparato per fronteggiare una nuova ondata epidemiologica prevede 5 fasi che diventeranno operative in base al numero di pazienti Covid ricoverati e al numero di accessi al Pronto Soccorso. In quest’ottica rientra anche la possibilità di riservare 5 posti letto per pazienti intubati in Terapia Intensiva.

Lavori in corso anche per un ampiamento strutturale del Pronto soccorso, all’interno del quale a breve saranno presenti un’area rossa con ingresso dedicato, dedicata ai Covid positivi, un’area verde che ospiterà i pazienti Covid free e un’area grigia, attualmente in fase di ristrutturazione, dove verranno ospitati i pazienti che necessitano di ospedalizzazione, ma sono in attesa dell’esito del tampone. Un pre-triage continuerà a fare da filtro all’unità di Emergenza e Urgenza. Nei prossimi giorni, il tendone allestito davanti allo scivolo del Pronto Soccorso verrà sostituito da un prefabbricato.

I consigli in vista dell'arrivo del freddo: Indossare la mascherina sempre

I consigli per fronteggiare l’arrivo delle basse temperature e, quindi, un maggior rischio di contagio perché costretti in ambienti chiusi, sono quelli di sempre: distanziamento sociale, lavaggio frequente delle mani e mascherina. “Un suggerimento che mi sento fortemente di dare – conclude il dott. Pan – è quello di indossare la mascherina sempre, soprattutto al chiuso e soprattutto nei ristoranti: la si toglie quando si mangia ma, tra una portata e l’altra mentre si chiacchiera con amici e parenti, è sempre meglio indossarla”.

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